LA STRUTTURA DEL «CERTO» NELLE OPERE GIURIDICHE VICHIANE
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dubitabile
, e ciò che è
peculiare
(il contrario di
commune)-,
come a dire che
ciò che è peculiare è certo, e ciò che è comune è dubbio. Inoltre
verum
ed
aequum
si identificavano: 1’
aequum
infatti si riferisce alle circostanze speci­
fiche ed ultime delle cose16.
Ora, non vi è chi non veda che nella ripresa crociana questo passo è
stato stravolto fino al ribaltamento quasi completo del significato del
confronto terminologico. Mentre per Vico il
certum
(ovvero il conosciu­
to, l’indubitabile ed il
peculiare
) ed il
verum
(ovvero
Xaequum)
in ultima
analisi si equivalgono, contrapponendosi insieme al
commune
(o dub­
bio), Croce separava fra loro
certum
e
verum
con la stessa valenza con
cui nel proprio sistema distingueva le forme particolari da quelle uni­
versali17. Avrebbe trovato appigli testuali più persuasivi in tale direzio­
ne nella
Scienza nuova
, della quale scriverà, tra l’altro:
Delle forme dello spirito il Vico studiò, nella Scienza nuova, principal­
mente, e si potrebbe dire esclusivamente, quelle inferiori o individualizzan­
ti, che egli designava tutt’insieme col nome di «certo»: - nello spirito teore­
tico la fantasia, nello spirito pratico la forza o l’arbitrio, e nella scienza em­
pirica corrispondente alla filosofia dello spirito, la civiltà barbarica o sa­
pienza poetica, la cui investigazione costituisce (come egli stesso dice) «qua­
si tutto il corpo dell’opera»18.
Tuttavia, nelle prime pagine della propria monografia, Croce propo­
neva anche di risolvere la dicotomia vichiana in quella leibniziana tra ve­
rità di ragione e verità di fatto19. In termini analogamente generici si sa­
rebbero potute evocare altre distinzioni, come quella di Hume tra dati
16
OF,
p. 80. «Atque ita sensisse antiquos Italiae philosophos haec in lingua Latina extant
vestigia: quod ‘certum’ duo significat, et quod est exploratum indubiumque, et peculiare,
quod communi respondet; quasi quod peculiare est certum sit, dubium autem quod com­
mune. Iisdemque ‘verum’ et ‘aequum’ idem: aequum enim ultimis rerum circumstantiis spec­
tatur, quaemadmodum iustum genere ipso; quasi quae genere constant falsa sint, verae autem
ultimae rerum species»
(ibid.,
p. 81).
17 Ovviamente è lecito porre anche la questione inversa e chiedersi piuttosto quanto que­
sta lettura (corretta o meno) del pensiero di Vico possa aver influito sulla formazione del si­
stema crociano. Tuttavia si ritiene comunemente, anche sulla scorta delle stesse affermazioni
di Croce, che sulla sua «scoperta» del particolare estetico abbia influito precipuamente De
Sanctis, su quella del particolare economico Labriola. Mentre, parallelamente, l’esigenza del­
l’ideale (contro materialismo, sensismo, associazionismo, positivismo) avrebbe trovato sod­
disfazione (anche tramite Labriola e Spaventa) dapprima nello herbartismo, quindi nel marxi­
smo ed infine nello hegelismo.
18 C
roce
,
op. cit.,
p. 48.
19 «Questo rapporto è chiamato altresì dal Vico il rapporto di filosofia e filologia, la pri­
ma delle quali versa circa
‘necessaria naturae
’ e contempla la ragione onde viene la scienza del
vero, la seconda circa
'placita humani arbitrit
e osserva l’autorità onde viene la coscienza del
1...,61,62,63,64,65,66,67,68,69,70 72,73,74,75,76,77,78,79,80,81,...241