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ANDREA ATZENI
di fatto e relazioni ideali, o quella tra diversi tipi di conoscenza secondo
Hobbes, o anche le diverse tipologie di idee in Cartesio. E non è detto
che soffermarsi a confrontare fra loro siffatte classificazioni non possa
essere comunque proficuo, benché le distinzioni crociane, quelle vi-
chiane e le altre menzionate appaiano, almeno ad un primo approccio,
difficilmente sovrapponibili. Lo stesso Croce non si nascondeva alcuni
limiti del proprio accostamento:
Distinzione che non è mantenuta dappertutto, presso il Vico, con la me­
desima nettezza; tanto che a volte l’autorità contrapposta alla ragione di­
venta, secondo lui, parte della ragione stessa, o si confonde con la conoscenza
dell’arbitrio umano, contrapposta a quella della volontà razionale; ma di cui
è per altro chiarissimo il senso generale20.
Anche nel leggere la terminologia vichiana sulla base delle proprie di­
stinzioni sistematiche, Croce non mancava altrove di cautele e precisa­
zioni, pur ribadendo che Vico confonde dove occorrerebbe distinguere:
Certo: parola questa usata da lui in molteplici significati, non bene sce­
verati né messi in armonia né dedotti l’uno dall’altro, benché tutti un po’
confusamente si raccolgano, come abbiamo visto, sotto quella generale del­
la forma spontanea dello spirito in quanto distinta dalla forma riflessa. Il cer­
to, nella sua accezione pratica, vuol dire, tra l’altro, opposizione al vero del­
la volontà, ed è, insomma, la forza di fronte all’equità e alla giustizia, l’auto­
rità di fronte alla ragione, la mera volontà di fronte alla volontà morale. Ta­
le distinzione nasce piuttosto nella nostra mente, che non sia nelle parole di
Vico; il quale distingue e non distingue (_)21.
Analogamente era enucleabile l ’altra accezione, teoretico-conosciti-
va, del «certo»:
Sotto l’aspetto filosofico, la Scienza nuova, per questa preponderanza
che vi ha l’indagine delle forme individualizzanti e in ispecie della fanta­
sia (...) si potrebbe non troppo paradossalmente definire una filosofia del­
lo spirito con particolare riguardo alla filosofia della fantasia, cioè all’E-
stetica22.
certo. L’una considera l’universale, l’altra l’individuale, l’una (avrebbe detto il Leibniz) le
‘vé-
rités de raisorì
, l’altra le
‘vértiés defati’» (ibid.,
pp. 36-37). Quindi può anche osservare: «Cer­
tamente, la filologia, le verità di fatto, il certo non sempre erano stati spregiati e messi in non
cale come dai cartesiani (...). Ma il Vico notava che filosofia e filologia rimanevano tuttavia, ai
suoi tempi, estranee l’una all’altra»
(ibid.,
p. 37).
20
Ivi.
21
Ibid.,
p. 95.
22
Ibid.,
p. 50.
1...,62,63,64,65,66,67,68,69,70,71 73,74,75,76,77,78,79,80,81,82,...241