LA STRUTTURA DEL «CERTO» NELLE OPERE GIURIDICHE VICHIANE
73
Ed è noto come Croce assegnasse in questo campo un primato stori­
co proprio a Vico (nonostante fosse del tutto estranea a quest’ultimo la
concezione di un’estetica specialistica e particolaristica), giungendo an­
che a segnalare meritoriamente l ’importanza dei vichiani «universali fan­
tastici», che pure sono, come egli stesso non mancò di notare23, in di­
retta contraddizione con le sue distinzioni categoriali24.
Ma nel
Diritto universale,
Vico non ha ancora scoperto la «sapienza
poetica», «chiave maestra» della sua nuova scienza. Predominano inve­
ce, specialmente nel primo libro, il
De uno,
nozioni etico-giuridiche, per
23 Vico non si limita ad affermare «che la forma poetica è la prima operazione della men­
te, che essa è costituita da sensi di passione, è tutta fantastica, priva di concetti e di riflessio­
ni; ma aggiungerà che la poesia, diversamente dalla storia, rappresenta il vero nella sua idea
ottima»
(ibid.,
p. 56). E aggiunge «che la poesia è nata da inopia, ossia che è un effetto d’in­
fermità dello spirito; perché l’uomo rozzo e di debole cervello, non potendo soddisfare il bi­
sogno che prova del generale e dell’universale, foggia a sostituzione i generi fantastici, gli uni­
versali o caratteri poetici; e che, per conseguenza, il vero dei poeti e il vero dei filosofi sono
lo stesso, questo astratto e quello rivestito d’immagini, questo una metafisica ragionata e quel­
lo una metafisica sentita e immaginata, confacente all’intendimento popolaresco»
(ibid.,
pp.
56-57). Ma, nonostante che «Vico potrebbe essere, a volta a volta, sul fondamento di singo­
li testi, presentato come sostenitore dell’estetica moralistica, pedagogica, astratta e tipeg-
giante, mitologica, animistica, e via discorrendo», «su tutte quelle varietà e incoerenze sor­
monta costante il pensiero che la poesia è la prima forma della mente, anteriore all’intellet­
to e libera da riflessioni e raziocini»
(ibid.,
p. 57). Tuttavia permane la grave confusione di
fondo: «E poiché quei barbari non potevano non pensare per concetti, rozzi che questi fos­
sero e involti nelle immagini, i fantasmi della poesia, individuati, singolarizzati, le sentenze
di essa sempre corpulente, gli si alterano in universali fantastici, che sarebbero qualcosa di
mezzo tra l’intuizione, che è individualizzante, e il concetto, che universalizza: la poesia, che
doveva rappresentare il senso, lo schietto senso, rappresentò invece il senso già intellettua­
lizzato, e il detto che niente si trova nell’intelletto che non sia già nel senso, acquistò il signi­
ficato che l’intelletto è il senso stesso, schiarito, o il senso l’intelletto stesso, confuso; onde
non si ebbe più bisogno dell’aggiunta cautela:
'nisiintellectus ipse'.
(...) Il concetto dell’uni­
versale fantastico come anteriore all’universale ragionato concentra in sé la duplice contra­
dizione della dottrina; perché all’elemento fantastico dovrebbe essere congiunto in quella
formazione mentale l’elemento dell’universalità, il quale, per sé preso, sarebbe poi un vero e
proprio universale, ragionato e non fantastico: donde una
petitio principii,
per la quale la ge­
nesi degli universali ragionati, che dovrebbe essere spiegata, viene presupposta. E, d’altro
canto, se l’universale fantastico s’interpretasse come purificato dell’elemento universale e lo­
gico, cioè come mero fantasma, la coerenza si ristabilirebbe certamente nella dottrina esteti­
ca; ma la sapienza poetica o civiltà barbarica verrebbe mutilata di una parte essenziale del
suo organismo, perché privata di ogni sorta di concetti, e, per dir così disossata»
(ibid.,
pp.
59-60).
24 Eppure, proprio in questo caso, Vico indubbiamente rielabora originalmente alcune
concezioni tradizionali dell’universalità e dell’individualità. V.
MATHIEU
(cfr. ad es. il suo
Vico neoplatonico,
in «Archivio di Filosofia», Padova, 1969, pp. 97-108) ha richiamato al
proposito la tradizione neoplatonica, già presente nel
Liber metaphysicus
(ma non meno nel
De uno).
Più evidente il legame con gli universali aristotelici, non logici ma poetici:
Poet.,
9, 1451 b.
1...,63,64,65,66,67,68,69,70,71,72 74,75,76,77,78,79,80,81,82,83,...241