LA STRUTTURA DEL «CERTO» NELLE OPERE GIURIDICHE VICHIANE
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Ed è noto come Croce assegnasse in questo campo un primato stori
co proprio a Vico (nonostante fosse del tutto estranea a quest’ultimo la
concezione di un’estetica specialistica e particolaristica), giungendo an
che a segnalare meritoriamente l ’importanza dei vichiani «universali fan
tastici», che pure sono, come egli stesso non mancò di notare23, in di
retta contraddizione con le sue distinzioni categoriali24.
Ma nel
Diritto universale,
Vico non ha ancora scoperto la «sapienza
poetica», «chiave maestra» della sua nuova scienza. Predominano inve
ce, specialmente nel primo libro, il
De uno,
nozioni etico-giuridiche, per
23 Vico non si limita ad affermare «che la forma poetica è la prima operazione della men
te, che essa è costituita da sensi di passione, è tutta fantastica, priva di concetti e di riflessio
ni; ma aggiungerà che la poesia, diversamente dalla storia, rappresenta il vero nella sua idea
ottima»
(ibid.,
p. 56). E aggiunge «che la poesia è nata da inopia, ossia che è un effetto d’in
fermità dello spirito; perché l’uomo rozzo e di debole cervello, non potendo soddisfare il bi
sogno che prova del generale e dell’universale, foggia a sostituzione i generi fantastici, gli uni
versali o caratteri poetici; e che, per conseguenza, il vero dei poeti e il vero dei filosofi sono
lo stesso, questo astratto e quello rivestito d’immagini, questo una metafisica ragionata e quel
lo una metafisica sentita e immaginata, confacente all’intendimento popolaresco»
(ibid.,
pp.
56-57). Ma, nonostante che «Vico potrebbe essere, a volta a volta, sul fondamento di singo
li testi, presentato come sostenitore dell’estetica moralistica, pedagogica, astratta e tipeg-
giante, mitologica, animistica, e via discorrendo», «su tutte quelle varietà e incoerenze sor
monta costante il pensiero che la poesia è la prima forma della mente, anteriore all’intellet
to e libera da riflessioni e raziocini»
(ibid.,
p. 57). Tuttavia permane la grave confusione di
fondo: «E poiché quei barbari non potevano non pensare per concetti, rozzi che questi fos
sero e involti nelle immagini, i fantasmi della poesia, individuati, singolarizzati, le sentenze
di essa sempre corpulente, gli si alterano in universali fantastici, che sarebbero qualcosa di
mezzo tra l’intuizione, che è individualizzante, e il concetto, che universalizza: la poesia, che
doveva rappresentare il senso, lo schietto senso, rappresentò invece il senso già intellettua
lizzato, e il detto che niente si trova nell’intelletto che non sia già nel senso, acquistò il signi
ficato che l’intelletto è il senso stesso, schiarito, o il senso l’intelletto stesso, confuso; onde
non si ebbe più bisogno dell’aggiunta cautela:
'nisiintellectus ipse'.
(...) Il concetto dell’uni
versale fantastico come anteriore all’universale ragionato concentra in sé la duplice contra
dizione della dottrina; perché all’elemento fantastico dovrebbe essere congiunto in quella
formazione mentale l’elemento dell’universalità, il quale, per sé preso, sarebbe poi un vero e
proprio universale, ragionato e non fantastico: donde una
petitio principii,
per la quale la ge
nesi degli universali ragionati, che dovrebbe essere spiegata, viene presupposta. E, d’altro
canto, se l’universale fantastico s’interpretasse come purificato dell’elemento universale e lo
gico, cioè come mero fantasma, la coerenza si ristabilirebbe certamente nella dottrina esteti
ca; ma la sapienza poetica o civiltà barbarica verrebbe mutilata di una parte essenziale del
suo organismo, perché privata di ogni sorta di concetti, e, per dir così disossata»
(ibid.,
pp.
59-60).
24 Eppure, proprio in questo caso, Vico indubbiamente rielabora originalmente alcune
concezioni tradizionali dell’universalità e dell’individualità. V.
MATHIEU
(cfr. ad es. il suo
Vico neoplatonico,
in «Archivio di Filosofia», Padova, 1969, pp. 97-108) ha richiamato al
proposito la tradizione neoplatonica, già presente nel
Liber metaphysicus
(ma non meno nel
De uno).
Più evidente il legame con gli universali aristotelici, non logici ma poetici:
Poet.,
9, 1451 b.