LA STRUTTURA DEL «CERTO» NELLE OPERE GIURIDICHE VICHIANE
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41: tutto sommato infatti «è preferibile un sistema cosciente ed esplicito,
ad uno incontrollato»42. Il pericolo esplicito della sintesi vichiana è anzi
tutto nel carattere dirigistico ed illiberale che rischia di assumere sia nel
mondo degli studi sia in quello «etico-politico», che sembra avervi rile
vanza prioritaria43; o perlomeno Vico «non comprese a fondo» di que
st’ambito l ’aspetto «dinamico - il significato progressivo del rapporto
scienza-società»44. D’altra parte, forse proprio da questa ricerca di una
visione d’insieme sorge la «capacità di conoscere e descrivere la società
in una dimensione complessiva dall’ampiezza del tutto inconsueta»45. L’e
sigenza della sintesi e la critica al particolarismo non ostacolano neanche
la contiguità con quelle «correnti più vive della cultura cattolica» che
«dettero un contributo importante al complesso movimento di pensiero
che preparava i tempi nuovi combattendo il dispotismo politico ed il for
malismo aristotelico-scolastico, rivalutando l ’esperimento, la filologia, la
legislazione, l’economia, le componenti indicate poi da Vico come il ‘cer
to’» 46. Il momento più esplicitamente retrivo e conformistico sembra al
lora essere, a parte qualche motivo estrapolato dalle opere minori e le om
bre ambigue gettate sulle stesse stesure della
Scienza nuova
, proprio la co
struzione ‘giuridica’ del
De uno
con la formula nuova (e solo formalmente
nuova) comprensiva di
vero
e
certo
e quella antichissima, ma convergen
te, della «scienza delle cose divine ed umane»47. Ma - a parte che, se die
tro tali formulazione è
in nuce
l ’idea sistematica della
Scienza nuova,
vie
ne fatto di chiedersi se sia veramente possibile colpire quelle senza mina
re questa alle fondamenta - sorge il dubbio che anche il giudizio di Ajel-
lo sia condizionato dagli opposti significati tradizionalmente attribuiti al
41
lbid
, p. 75.
42
Dal «facere» al «factum».
.., cit., p. 344.
43 Cfr. Id.,
Cartesianismo.
.., cit., p. 109; dove però il bersaglio è Broggia. Quanto a Vico,
un riferimento diretto colpisce il
De ratione,
che sfocerebbe «infatti, in una richiesta assai con
creta e non del tutto ‘inaspettata’ di unità coatta della cultura universitaria, se non di repres
sione»
(ibid.,
p. 120).
44
lbid.,
p. 81.
45
lbid.,
p. 111.
46
lbid.,
p. 87.
47 La formula storica ripresa da Varrone, Cicerone, Seneca, Agostino ed Isidoro di Siviglia,
per ovvi motivi, secondo Fassò, Vico attingerebbe piuttosto da Ulpiano (cfr. ad es. G.
F
assò
,
I
«quattro auttori...»,
cit., p. 72). Ed in ambito giuridico la formula era difusissima e legata alla
«idea della società come ‘corps mystique’, secondo il modello organicistico e rigidamente gerar
chico di origine aristotelica» (R.
AjELLO,
Cartesianismo...,
cit., p. 46): «i togati si attribuivano
(...) la capacità, acquisita mediante una lunga frequentazione letteraria e tecnica con la cultura
classica, di attingere alle strutture stesse dell’Essere (alla scienza delle cose divine ed umane, co
sì ripetevano) al di là di tutto ciò ch’era precario e transeunte»
(ibid.,
p. 17). La formula si ritro
va anche in autori noti a Vico per altra via, come J. Scheffer; la sua diffusione è anche legata al-