LA STRUTTURA DEL «CERTO» NELLE OPERE GIURIDICHE VICHIANE
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conoscenza dell
'«ordo rerum».
Si tratterebbe anzi di distinzioni termi
nologiche banalissime se sullo sfondo non vi fosse la polemica anticar
tesiana, evocata, come si è già osservato, dal rinvio in nota al
Liber
, ma
anche dalla stessa distinzione fra ambiti della verità e della coscienza
(opposizione più drastica si aveva, al limite, proprio nel
Liber).
La ve
rità come derivante dall’orbo
rerum
o
ratio
e quella derivante dal
facere
non sono necessariamente in contrasto,
Yordo naturae
è infatti lo stesso
ordo nascendi
(capp. LXXIV e CLXIV). Quanto alla
ratio
ed alla par
tecipazione ad essa, già il
Liber
chiariva come «mens autem humana (...)
particeps sit rationis, non compos»73. Ma ora si operano diverse distin
zioni:
Perciò se è eterno l’ordine delle cose, è eterna la ragione dalla quale de
riva il vero eterno; se invece l’ordine delle cose non sussiste sempre, in ogni
luogo e per tutti, allora la ragione sarà probabile in ambito teoretico, verisi
mile in quello pratico. Come invece il vero si fonda sulla ragione, così il cer
to si basa sull’autorità o dei nostri sensi, che si chiama
autoyia,
o dei detti al
trui, che si chiama propriamente «auctoritas»; da entrambe delle quali na
sce la persuasione74.
Con «ratio» e con «verum» dunque Vico non intende riferirsi esclu
sivamente a realtà eterne distinte da quelle transeunti (da designare ma
gari come «certum»), né con «certum» intende indicare il solo mondo
dell’agire umano. Infine conclude:
Ma la stessa autorità è una parte della ragione: infatti, se i sensi non so
no fallaci o se i detti altrui sono veri, la persuasione sarà vera; ma se i sensi
o i detti sono falsi, sarà falsa anche la persuasione, cui si riconducono tutti i
cosiddetti «pregiudizi»75.
Ancora osservazioni apparentemente banali. Comunque in questo
contesto una reale trascendenza del piano razionale del vero rispetto a
innumera falsa pro certis habeantur, ea falsa simul et vera essent. Verum gignit mentis cum
rerum ordine conformatio; certum gignit conscientia dubitandi secura. Ea autem conforma
tio cum ipso ordine rerum est et dicitur ‘ratio’»
(OG,
p. 35).
73 OF, p. 63.
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74 «Quare , si aeternus est ordo rerum, ratio est aeterna, ex qua verum aeternum est: sin
ordo rerum non semper, non ubique, non omnibus constet, tunc in rebus cognitionis ratio
probabilis, in rebus actionis ratio verisimilis erit. Ut autem verum constat ratione, ita certum
nititur auctoritate, vel nostra sensuum, quae dicitur
autoyia,
vel aliorum dictis, quae in specie
dicitur «auctoritas», ex quarum alterutra nascitur persuasio» (OG, p. 35).
75 «Sed ipsa auctoritas est pars quaedam rationis: nam, si sensus non falsi sint vel aliorum
dicta sint vera, persuasio vera erit; sin sensus aut dicta falsa, erit persuasio quoque falsa, ad
quam omnia, quae dicuntur ‘praeiudicia’, revocantur»
(ivi).