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SABINE MARIENBERG
La discussione sul linguaggio è dunque inserita in una più ampia ri-
cognizione intorno alla natura umana. Tradizionalmente, l ’antropologia
filosofica ha caratterizzato l ’uomo ora come
animal rationale,
ora come
animai sociale,
ora, con Cassirer, come
animai symbolicum.
Ciò significa
definirlo in base al rapporto tra natura e cultura, ragione e passione, al­
le sue dipendenze e agli spazi della sua libertà d ’azione; significa defi­
nirlo come essere limitato ma capace di compensare le proprie insuffi­
cienze attraverso la cultura, tenendo sempre presente che l ’uomo è un
essere che crea e utilizza dei segni avendo quindi un accesso al mondo
non diretto ma simbolico. L’antropologia filosofica del Novecento si ca­
ratterizza nel mettere in relazione le varie definizioni dell’uomo; per fa­
re un esempio, invece di limitarsi a differenziare l’umano dall’animale,
cerca di mostrare la rilevanza di questa differenziazione relativamente a
dei contesti storici e sociali e di renderla accessibile per una interpreta­
zione filosofica.
Un procedere a mio avviso produttivo consiste nel discutere le que­
stioni antropologiche con i mezzi sviluppati dal cosiddetto «costruttivi­
smo dialogico»6.1 sostenitori di questa corrente suppongono che un sog­
getto si formi come persona solo nel dialogo con un altro soggetto, cioè
in un contesto di discorso ed azione. Allo stesso modo, le concezioni del
mondo si formano solo nel momento in cui due soggetti danno vita ad
un dialogo per mezzo del quale congiuntamente rendono accessibile un
frammento di mondo. Insieme al ruolo fondamentale del dialogo viene
sottolineato quello del linguaggio, nel quale e attraverso il quale soltan­
to sussiste il rapporto dialogico. Poiché il dialogo viene tematizzato non
solo nel suo carattere linguistico, ma anche in quello dell’agire, il co­
struttivismo dialogico permette di mettere in relazione la teoria dell’a­
zione con la teoria del simbolo, e di proiettare l’una sull’altra. L’azione e
il segno linguistico diventano così interpretabili come due aspetti com­
plementari della stessa attività, in cui il segno è per così dire il frutto del­
l ’azione comune che a sua volta può essere trasmesso o messo in discus­
sione in ulteriori dialoghi.
È proprio il collegamento tra questioni antropologiche e costruttivi­
smo dialogico che ci consente, a questo punto, di svelare le divergenze
sostanziali tra le concezioni del linguaggio in Vico e Hamann che pur si
presentano apparentemente parallele. Ciò si deve al fatto che le discus­
sioni linguistiche di entrambi gli autori si collocano precisamente nello
6
W. K
amlah
-P. L
orenzen
,
Logische Propàdeutik,
Mannheim, 1967;
Konstruktionen ver­
sus Positionen,
hrsg. v. K. Lorenz, Berlin /New York 1979; K. L
orenz
,
Einfiihrung in die Phi-
losophische Anthropologie
, Darmstadt, 1990.
1...,80,81,82,83,84,85,86,87,88,89 91,92,93,94,95,96,97,98,99,100,...241