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GIUSEPPE CACCIATORE
la filosofia moderna per trovare (ad esempio in Spinoza) una radicale in
versione di rotta verso una considerazione più articolata della passione,
almeno elevata ad idea sia pur ancora inadeguata della realtà e dell’ope-
rare umani. Ancora Kant considerava la passione come un’inclinazione
dell’animo difficilmente assoggettabile alla ragione e all’opera della ri
flessione. Insomma, pur tra alterne vicende (giacché il valore positivo
delle passioni o, comunque, una loro più adeguata relazione dialettica
con la ragione contrassegnano non pochi momenti della riflessione filo
sofica moderna: da Bruno a Spinoza, da Mandeville a Rousseau, fino ai
romantici), bisogna attendere - per una radicale rifondazione del tema
delle passioni - le profonde trasformazioni dei codici epistemologici, lin
guistici, psicologici e antropologici, che la riflessione filosofica, in parti
colare, e l ’intero complesso delle scienze umane, in generale, elaborano
tra la fine del secolo XIX e i primi decenni del XX.
E, tuttavia, nei non pochi tentativi di ricostruzione storiografica e in
terpretativa di questo lungo tragitto compiuto dalle passioni molto ra
ramente è dato di trovare il nome di Vico, malgrado il fatto che questi
tenti esplicitamente - come si vedrà più innanzi - di capire e, al tempo
stesso, configurare un possibile ruolo positivo delle passioni e delle emo
zioni, tanto nei paradigmi conoscitivi della mente, quanto nei modelli
etici e politici dell’attività umana.
2.
È ben noto ai lettori dell
’Autobiografia
vichiana come in essa, an
che attraverso l’uso di «universali simbolici», Platone e Tacito ad esem
pio, emerga la centralità del nesso fra filosofia e filologia. Tale nesso vie
ne meglio specificato attraverso la necessaria integrazione tra teoria e
pratica, tra l’uomo che è tutto volto a perfezionare la sua sapienza idea
le e l ’uomo che è, invece, impegnato a definire e a ritrovare i luoghi e i
momenti della sua sapienza pratica2. È il medesimo modello teorico che
Vico delinea in quelle Degnità della
Scienza nuova
del 1744 dove la filo
sofia viene definita, ancora una volta, come considerazione dell’uomo
«quale dev’essere», dell’uomo che vuole vivere nella «repubblica di Pla
tone» e la legislazione come considerazione dell’uomo «qual è, per far
ne buoni usi nell’umana società»3. La necessaria convergenza tra ciò che
è rappresentato dalla figura di Platone (la «sapienza riposta») e ciò che
è rappresentato da Tacito (la «sapienza volgare») sta alla base - come Vi
2 Per il testo della
Vita scritta da se medesimo
(d’ora in poi indicata con
Vita)
cfr. l’edizio
ne delle
Opere,
2 voli., a cura di A. Battistini, Milano, 1990, voi. I, pp. 5-85.
3 Cfr. G. V ico,
Scienza nuova
1744, in
Opere,
cit., pp. 496-497 (capow. 131-132); d’ora
in poi indicata con
Sn44.