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GIUSEPPE CACCIATORE
possibile risalire all’insieme dei possibili. In tal modo diventa plausibile
una teoria della comprensione della storicità dei fatti che, per conqui­
stare un suo fondamento, ha bisogno di operare sulla base di sintesi e di
connessioni se vuole oltrepassare la soglia della mera percezione ed elen­
cazione di un caotico accumulo di eventi. Nell’interpretazione cuochia-
na di Vico, allora, il «vero nesso delle azioni» risiede nelle idee, cosicché
nella «storia della mente» diventa possibile ritrovare quei principi della
storia ideale, cioè, in definitiva, il complesso delle leggi e delle connes­
sioni delle azioni umane. E questo il nocciolo filosofico fondamentale
che, secondo Cuoco, sta al centro della
Scienza nuova.
Vico, egli scrive
«riunì in essa ambedue le parti della sua filosofia, la critica de’ fatti e la
scienza de’ possibili; talché, mentre con questa segnò l’orbita che tutt’i
popoli debbono scorrere, con quella rettificò la storia che han corsa»7.
Cuoco, per tale via, si colloca certamente all’altezza di quella esigenza,
che sempre più caratterizza il pensiero storico del primo Ottocento, di
ritrovare nelle idee le forme e i principi dello sviluppo intellettuale e ci­
vile della società europea. Ma una tale esigenza non si discosta mai dal
convincimento che il ruolo organizzatore e sintetico del reale assunto dal­
le idee debba costantemente essere accompagnato da una teoria e una
pratica della storicità come scienza accertatrice dei fatti.
3.
Vico e lo storicismo di Croce.
Vico è, come è ben noto, fortemente
presente nella cultura italiana del secolo XIX, anche se ben presto alla
originaria traccia storicistica disegnata da Cuoco subentrarono altri pa­
radigmi filosofici (quello sociologico-positivistico, ad esempio, inaugu­
rato da Cattaneo, ma anche quello idealistico rappresentato da Spaven­
ta e poi sviluppato da Gentile). Tuttavia, per incontrare una ulteriore,
fondamentale tappa nella storia delle interpretazioni storicistiche di Vi­
co (senza dimenticare, però, alcuni significativi contributi inquadrabili
nella costellazione storicistica, come De Sanctis e Labriola e come, per
molti versi, anche Gramsci), dobbiamo far riferimento a Benedetto Cro­
ce, il quale individuava nel filosofo napoletano il momento genetico del­
lo storicismo idealistico. Della filosofia vichiana Croce seppe ben co­
gliere quel profilo fondamentale dell’unità/distinzione tra storia ideale e
storia temporale, tra universalità dei principi e storicità del corso delle
nazioni, ma questa unità veniva alla fine ricondotta alla più complessiva
e risolutiva identificazione idealistica di logica e storia. In questo senso,
la filosofia di Vico diventava una delle fondamentali tappe preparatrici
(insieme con Kant e Hegel) dello storicismo assoluto. A ragion veduta,
7
Ibid.,
p. 320.
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