116
ROSARIO DIANA
caso che anche a voler solo sommariamente elencare i punti essenziali
della filosofia di Giambattista Vico, ci si accorge di aver bisogno di
espressioni e sinonimi il cui significato indichi relazione vicendevole fra
due termini, dal momento che il
verum
si identifica con il
factum
e vice
versa; che il
vero
della filosofia si
certifica
per mezzo dei fatti storicamente
attestati, i quali, a loro volta, costituiscono quel
certo
della filologia sem
pre bisognoso della
verificazione
ottenuta grazie all’intervento del sape
re teoretico; che la storia ideale eterna si dipana e si realizza nell’effetti
vo corso temporale delle storie delle nazioni, la cui direzione di svilup
po trova in quella l ’esplicitazione del proprio ordine e senso.
Se tutto ciò è vero, allora l’«originalità» di Vico va individuata proprio
nell’aver saputo considerare «inizio» del filosofare non la ragione e nem
meno l’esperienza, ma ragione ed esperienza insieme o, meglio, la tensio
ne che, salvaguardando le rispettive specificità, le tiene unite facendole
muovere l’una verso l’altra; più precisamente: la tensione dinamica che co
niuga teoria e prassi nel
verum-factum
, che spinge la filosofia a ritrovarsi
nella filologia e questa a ricomporsi in quella e che conferisce alla storia fi
losofica l’lidealità’ e T'eternità’ modulandole nel decorso temporale di una
pluriramificata storia effettuale non più così esposta al rischio di apparire
un’insensata congerie di eventi. Lo stesso
primo vero,
che il Vico del
De
antiquissima -
conformemente alle tesi gnoseologiche appena elaborate e
lasciando presagire la polemica con Cartesio - indica in Dio, «primum ve-
Philosopbie von Giambattista Vico,
Berlin, 2002, pp. 43-65;
I
d
.,
Simbolo e segno di Vico. La sto
ria trafantasia e razionalità,
in «Il pensiero» XLI (2002) 1 (numero monografico dedicato a Vi
co), pp. 77-89, dove si chiarisce come la teoria vichiana della storia, proprio in quanto fonda
ta sulla fantasia e sul pensiero mitico, possa tenere in «equilibrio la metafisica dei principi e l’i-
naggirabile empiricità del mondo» (p. 89);
E. Nuzzo, Vico, la storia, lo storicismo,
in
Lo stori
cismo e la sua storia. Temi, problemi, prospettive. Studiper i sessant’anni di Fulvio Tessitore,
a
cura di G. Cacciatore, G. Cantillo, G. Lissa, Milano, 1997, pp. 63-64, dove si sottolinea la na
tura ossimorica del trinomio «storia ideale eterna», nel quale i due attributi indicano il carat
tere dell’universale e del necessario;
I
d
.,
I segnidelle storie in Vico,
in «Il pensiero» XLI (2002)
1, pp. 17-30, dove si colgono le sottili connessioni fra la pervasiva «dimensione ‘segnica’» (p.
19) presente nella filosofia vichiana e la storia ideale eterna;
I
d
.,
Die Logiken des Unmòglichen
und des Notwendigen. Vico und die Entzifferung der ’sagenhaften Zeiten’ zu Beginn des 18.
Jahrhunderts,
in
Die Hermeneutik im Zeitalter der Aufklarung,
cit., pp. 287-309; cfr. inoltre,
sempre di
E.
NUZZO,
Lumanità tra le selve, i campi e le città. Agli inizi della storia della civiltà
nel ‘Diritto universale’,
in
Filosofia scienza cultura. Studiin onore di Corrado Dolio,
a cura di G.
Bentivegna, S. Burgio e G. Magnano San Lio, Soveria Mannelli, 2002, pp. 633-683; per una
lettura della storia ideale eterna in polemica con l’interpretazione crociana e gentiliana cfr. A.
R.
CAPONIGRI,
La storia ideale eterna ed il corso delle nazioni nel tempo,
in
I
d
.,
Tempo e idea.
La teoria della storia in Giambattista Vico,
Bologna, 1969, pp. 171-201;
E
BOTTURI,
Tempo, lin
guaggio e azione. Le strutture vichiane della ‘storia ideale eterna’,
Napoli, 1996; J. M.
SEVILLA,
‘La lingua con cuiparla la storia ideal-eterna’. Il dire della storia: ragione narrativo-storica. (Una
prospettiva ortegbiana di Vico),
in «Il pensiero» XLI (2002) 1, pp. 57-76.