RAGIONE NARRATIVA ED ELABORAZIONE DIALOGICA DEL SAPERE
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rum, quia [...] primus Factor»8, è certo il
dio deifilosofi
eternamente pre
sente ma, proprio in quanto creatore, è anche il
dio dei credenti,
provvi
denza, sguardo benigno disteso in quel divenire temporale che è la condi
zione ontologica della creatura. Divinità e provvidenza,
verum
e
factum,
filosofia e filologia, storia ideale eterna e storie delle nazioni sono tutte cop
pie di concetti in cui il primo termine gravita entro l’orizzonte semantico
della necessità intemporale, mentre il secondo staziona in quello antago
nista occupato dalla contingenza temporale. Ora, queste due regioni in Vi
co non si contrappongono dialetticamente - né si superano ‘conservan
dosi’ in un inesistente terzo momento - e nemmeno si completano per pu
ra giustapposizione nel tutto derivante dalla loro connessione; piuttosto,
si potrebbe dire, si integrano l’una con l’altra pervadendosi vicendevol
mente per mezzo di un «reciproco rinvio»9, poiché appunto il contingen
te si specchia nel necessario e si ritrova necessitato e il necessario si con
templa nel contingente riconoscendosi confermato. Sicché P‘inizio’ vi-
chiano del filosofare non è né il necessario né il contingente, né il puro
pensiero né la bruta empiria, ma - come si diceva - la tensione dinamica
che muove l ’uno verso l’altro e viceversa: la ragione verso la storia e la sto
ria verso la ragione, la ragione che si distende nella storia e questa che si
rapprende in quella. Ma questa connessione di eternità e tempo, definita
dalla oscillazione interna che fonda il loro reciproco incontro, non corri
sponde proprio al significato originario di quella parola che Verene ritie
ne aver rappresentato il cominciamento del filosofare nella «tradizione fi
losofica occidentale»? Il termine
lògos
non contiene forse nel suo spettro
semantico, oltre agli accreditati significati di
ragione
e
discorso
(vichiana-
mente: filosofia e filologia), anche quello un po’ in ombra di
racconto, nar
razione
e dunque
istoriai
E non è stato Giambattista Vico un grande sco
pritore di etimologie riposte, per lo più infondate certo ma sempre stimo
lanti? Non potrebbe essere il cuore stesso del suo pensiero - proprio in
quanto pulsante di un
lògos
tensionale che di questa parola dice tutta la
ricchezza del significato originario - , una delle più geniali e genuine espres
sioni di quella «tradizione filosofica occidentale» che di un
lògos,
del qua
8 G. Vico,
De antiquissima italorum sapientia ex linguae latinae originibus emenda
(1710),
in Id.,
Operefilosofiche,
a cura di P. Cristofolini, Firenze, 1971 (d’ora in poi
De ant.),
p. 63.
9 G.
CACCIATORE,
Giambattista Vico: l’ordine della 'comunità’ e il senso comune della ‘dif
ferenza’,
in
A ll’ombra di Vico. Testimonianze e saggi vichiani in ricordo di Giorgio Tagliacozzo,
a cura di F. Ratto, Ripatransone, s.d. (ma 1999), p. 196. Il «reciproco rinvio», su cui si basa la
«strategia filosofica e gnoseologica di comprensione del mondo umano» dettata dalla «scien
za nuova vichiana», è quello «tra la serie costante dei principi dell’ordine naturale e il loro rin
venimento-accertamento nella serie molteplice delle diverse nazioni civili e dei differenti abi
ti pratici delle comunità umane»
(ivi).