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GIUSEPPE CACCIATORE
ciò neppure più propriamente causa ma efficienza creativa e spirito intelli
gente e libero, è naturale che, per atto di gratitudine verso questo concetto
più alto, non meno che per opportunità di linguaggio, si sia tratti a dare al
la razionalità della storia il nome di Dio che tutto regge e governa, o della
Provvidenza divina
u .
Ed ecco ricondotta anche la Provvidenza vichiana nell’alveo della se
colarizzazione idealistica della storia. Più avanti, Croce avrebbe esplici
tamente affermato che la Provvidenza vichiana prefigura la «razionalità
e oggettività della storia» ed essa «prese un nome più prosaico, ma non
mutò carattere, nell
'astuzia della ragione,
formulata dallo Hegel»12.
Anche l’interpretazione che Croce offre della metafisica vichiana è
oggettivamente condizionata dalle sue premesse idealistiche. Pur muo
vendo dal postulato della netta distinzione tra mondo umano e mondo
naturale, tra la realtà prodotta dall’uomo e quella creata da Dio, e mal
grado il tentativo di elaborare una concezione unitaria della filosofia del
la mente che comprendesse la conoscenza umana e la scienza divina, Vi
co restava profondamente legato alla sua fede cattolica. Cosicché il re
stare di Vico dentro l’orizzonte della trascendenza rappresenta per Cro
ce un limite che impedisce al filosofo della scienza nuova non solo di
«raggiungere l’unità del reale», ma persino di accogliere una ipotesi im
manentistica.
Il
progresso, dedotto dalla provvidenza immanente e introdotto nella
Scienza nuova, avrebbe accentuato la differenza neU’uniformità, il sorgere
del nuovo ad ogni istante, il perpetuo arricchimento del corso a ogni ricor
so; avrebbe cangiato la storia, da un rassegnato percorrere e ripercorrere il
solco tracciato da Dio sotto l’occhio di Dio, in un dramma che ha in sé la
propria ragion d’essere; avrebbe trascinato nelle sue spire l’intero cosmo e
reso reale il pensiero dei mondi infiniti. Il Vico, all’affacciarsi di questa vi
sione, arretra pauroso, si ferma ostinato, e il filosofo è sostituito in lui dal
credente13.
È questo originario dualismo tra scienza e credenza che impedireb
be a Vico di sviluppare, secondo Croce, tutti i germi insiti nel suo timi
do tentativo di dar vita ad una unitaria filosofia dello spirito. Ma i limiti
da lui segnalati non impediscono al Croce di riconsiderare la filosofia vi
chiana nel complesso di quegli elementi che hanno reso ancora filosofi
camente plausibile la sua problematica presenza nell’evoluzione della
11
Ibid.,
pp. 112-113.
12
Ibid.,
p. 226.
13
Ibid.,
p. 137.