RAGIONE NARRATIVA ED ELABORAZIONE DIALOGICA DEL SAPERE
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ampio ed arricchito contesto del
De mente heroica
diventerà - quasi a vo­
ler ancor più sottolineare il carattere comunitario dell’indagine teoretica e
scientifica - addirittura una sorta di maestro interiore, una guida che, inte­
riorizzata attraverso le «lezioni» e le «letture», rappresenta un saldo punto
di riferimento e di riscontro per il monitoraggio costante cui la ricerca va
sempre sottoposta. «E in effetti - scriverà Vico con inequivocabile traspa­
renza - la ininterrotta consuetudine degli autori fondamentali, così conso­
lidata dalle lezioni e dalle letture, grazie alla sua meravigliosa natura vi in­
durrà a considerarli sempre presenti, come vostri giudici nelle vostre me­
ditazioni; e questo dovete chiedere incessantemente a voi stessi, voi medi­
ci [...]: ‘Che cosa direbbe Ippocrate, se udisse queste cose che medito e
scrivo?’; questo, voi giureconsulti: ‘Che cosa direbbe Guiacio, se udisse
queste cose?’; questo, voi teologi: ‘Che cosa direbbe Melchiorre Cano, se
udisse queste cose?’»45.
3.
Nel 1710 a Napoli, presso l ’editore Felice Mosca, Giambattista Vi­
co - com’è noto - pubblicava una delle sue opere più importanti e si­
gnificative, intitolata
De antiquissima italorum sapientia ex linguae lati-
nae originibus emenda libri tres.
Dei tre libri, che - com’è indicato nel ti­
tolo e specificato secondo l ’argomento nel sottotitolo («liber primus: me-
taphysicus; liber secundus: physicus; liber tertius: moralis»46) - doveva­
no costituire l ’intero lavoro, quello uscito era il primo, gli altri due non
videro mai la luce.
Tuttavia quello che qui importa non è tanto narrare la storia edito­
riale dello scritto vichiano né seguire le vicende legate alla sua composi­
zione o le ragioni per cui rimase incompiuto, quanto piuttosto: in primo
luogo - seppure a grandi linee - illustrare criticamente l ’ipotesi storico­
etimologica che, annunciata anch’essa in sintesi nel titolo ed argomen­
tata più diffusamente nel testo, rappresenta la cornice entro la quale si
muove l ’intera ricerca svolta nel
liber metaphysicus\
in secondo luogo esa­
minare le implicazioni di cui è ricco quello che può definirsi il risultato
teorico più interessante di questo lavoro vichiano: si allude, natural-
45
Demente
, p. 163 («Ea namque scriptorum principum perpetua sic audiendo, sic legendo
firmata consuetudo egregiae naturae sponte vos duxerit ut eos ipsos in lucubrando iudices vobis
semper praesentes adhibeatis; et illud avobismet ipsis identidem sciscitemini, medici [...]: ‘Quid,
si haec, quae meditor scriboque, ipse audiret Hippocrates?’; iurisconsulti illud: ‘Quid, si haec au­
diret Cuiacius?’; illud theologi: ‘Quid, si haec Melchior Canus audiret?’»,
ibid.,
p. 162).
46
De ant.,
p. 57. Per uno sguardo poliprospettico su quest’opera vichiana cfr.
Studi sul
'De antiquissima italorum sapientia’ di Vico,
a cura di G. Matteucci, Macerata, 2002; per ri­
cerche in ambito tedesco cfr. G.
CACCIATORE,
Nuove ricerchesul ‘Libermetaphysicus’ di Giam­
battista Vico,
in questo «Bollettino» XX (1990), pp. 211-221.
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