RAGIONE NARRATIVA ED ELABORAZIONE DIALOGICA DEL SAPERE
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che si oggettiva nel conosciuto-fatto e si traduce dunque in evento sto
rico-culturale, necessario perché immodificabile, dall’altro. In questo se
condo aspetto il
verum-factum
, dischiudendo implicitamente lo scenario
diacronico della storia della matematica - che rappresenta, per tutto
quanto siamo venuti osservando, l ’orizzonte entro il quale è possibile
quel confronto intersoggettivo che solo consente l ’acquisizione e l ’ela
borazione del sapere - , sembra nel contempo tradire la sua sotterranea
vocazione a diventare, nel breve giro di qualche lustro - dunque in quel
la
Scienza nuova
dove sarà esplicito il «riconoscimento della
poieticità
dell’uomo»94- , principio esplicativo della storia.
4.
Il fare dell’uomo è dunque la fonte dei contenuti propri della ma
tematica: non è però sufficiente a legittimarne la presenza e la specificità
dell’oggetto d ’indagine entro il quadro organico dei saperi. Nel principio
del
verum-factum
si enuncia la struttura gnoseologica vigente nelle scien
ze matematiche, quella che le caratterizza e le differenzia rispetto alle al
tre scienze; ma la collocazione e la funzione assegnate all’aritmogeome-
tria entro il sistema del sapere trovano altrove la loro ragione d ’essere. Il
Vico del
De uno
95 rimette a Dio il compito di fondare il
pantheon
ordi
nato dei saperi; e lo fa affiancando alla epistemologia poietica - che con
sente di classificare le varie discipline scientifiche in base al
facere -
una
superiore epistemologia teologica capace di giustificare l ’assetto genera
le del sistema delle scienze. In questa opera Vico svolge un’argomenta
zione rigorosamente innatistica, affermando che «da Iddio provengono i
principii delle scienze»96, poiché da lui la mente umana riceve le seguen
ti tre proposizioni fondamentali: 1) «non ha attributi ciò che non ha l ’e
sistenza», presupposto basilare della metafisica in quanto scienza dell’es
sere; 2) «il tutto è maggiore della parte», assioma fondativo della mate
matica come sapere teoretico della quantità; 3) «ogni uomo brama la fe
licità»97, regola aurea da cui si origina l’etica, ovvero la riflessione filoso
fica sul bene. Queste tre verità sono di «ordine eterno», poiché vi con
vengono tutti gli uomini di ogni tempo («graeci et barbari») e di ogni con
sale cartesiano è dunque inadeguato [...], perché non ha presa sulla realtà» storica e non ne
«accetta la verifica» (N.
BADALONI,
Introduzione a Giambattista Vico,
Milano, 1961, p. 341).
94
P. PIOVANI,
Pensiero e società in Vico
, in Id.,
Lafilosofia nuova di Vico,
cit., p. 168.
95 G. VICO,
De uno universi iuris principio etfine uno
(1720), in
I
d
.,
Opere giuridiche,
cit.
(d’ora in poi
De uno).
La traduzione del
De uno
presente nel volume curato da Cristofolini è
quella ottocentesca di Carlo Sarchi (Milano, 1866).
96
Ibid.,
p. 40 («principia scientiarum, a Deo esse»,
ibid.,
p. 41).
97
Ivi',
la versione è stata lievemente modificata («‘non entis nulla sunt attributa’, ‘totum
est maius sua parte’, ‘omnes felicitatem desiderant’»).