144
ROSARIO DIANA
tinente («europaei et sinenses»98); inoltre, dal momento che non posso­
no trovare la loro fonte né nel corpo dell’uomo - «ch ’è cosa che sfugge e
non dura (
quod estfluxum)»,
e dunque «non può produrre cosa eterna e
superiore al corpo
{aliquidsupra corpus et aeternum non potest gignere)»99
- né nella sua mente - che, per quanto divina, è pur sempre finita - , esse
sono la più chiara dimostrazione
a posteriori
innanzitutto che Dio esiste,
in secondo luogo che è «mente infinita (
mentem infinitam)»,
in terzo luo­
go che è l ’«autore delle verità eterne da noi contemplate (
auctorem nobis
aeternorum verorum)»100.
La spontanea convergenza diacronica e sincronica di tutti gli uomini sui
tre principi fondamentali e sulla tripartizione del sapere in metafisica, ma­
tematica ed etica, è la prova schiacciante che la mente - elemento spiritua­
le costitutivo dell’uomo contrapposto all’altro, materiale, rappresentato dal
corpo - è strumento di comunione intellettuale, di unificazione dell’uomo
con l’altro uomo; essa, infatti, lo rende possessore «di alcune comuni no­
zioni di eterna verità, nelle quali egli, cogli altri uomini partecipando, vie­
ne con essi a congiungersi»101. Al contrario, il corpo, luogo dell’esperienza
sensibile, emozionale e sentimentale propria di ogni singolo individuo, è
causa di divisione e di divergenza fra gli uomini: per cui non è esagerato as­
serire che «le opinioni sono tante quanti sono gli uomini (
tot opiniones quot
homines)»102.
All’opposizione fra mente e corpo, fra la componente spiri­
tuale di natura divina e quella materiale più propriamente terrena dell’es­
sere umano - è questo, in sintesi, che Vico qui vuole dirci - corrisponde
quella fra un sapere razionale comune a tutti gli uomini per essenza e pro­
venienza, in quanto attinto ad un complesso di nozioni innate derivanti da
una fonte soprannaturale, ed un sentire intrasoggettivo che si esprime ne­
gli esiti imponderabili delle modificazioni indotte nel singolo individuo dal­
le affezioni corporee esterne ed interne. Sicché, per fare un esempio, al prin­
cipio secondo cui «il tutto è maggiore della parte» non possiamo negare il
nostro assenso; ma poi non sappiamo trovare una ragione plausibile per
giustificare le nostre preferenze alimentari o confutare quelle altrui.
Eppure proprio il corpo, quasi lancia di Odino che ferisce e risana
al tempo stesso, se è ragione di isolamento e di separatezza fra gli indi­
vidui, nel contempo è il veicolo attraverso cui la partecipazione comu­
98
Ibid.,
p. 41. Per una prima contestualizzazione storica della dottrina vichiana dei tre
principi cfr. A.
CORSANO,
Giambattista Vico,
cit., pp. 165 sgg.
99
De uno,
pp. 40/41.
100
Ibid.,
pp. 42/43.
101
Ibid.,
p. 40 («communes aeterni veri notiones [...], per quas cum aliis hominibus com­
municat et unitur»,
ibid.,
p. 41).
102
Ibid.,
pp. 40/41 (la versione è stata modificata).
1...,134,135,136,137,138,139,140,141,142,143 145,146,147,148,149,150,151,152,153,154,...402