146
ROSARIO DIANA
luce - , è altresì dotato da Dio di
espressiva favella,
colla quale,
pel cor­
po,
e
giovandosi di quel corpo medesimo, che, per esserfinito, tiene gli uo­
mini appartati e divisi,
egli giunge ad
accomunare i concetti della verità
e della ragione»104.
Al linguaggio, come quel mezzo nel quale corpo e mente convergo­
no al fine di garantire e favorire la reciproca trasmissione del sapere, si
affianca un altro
medium
corporeo non destinato, però, a trasmettere
«concetti» e «verità», ma deputato invece a rendere possibile la manife­
stazione esteriore degli stati dell’animo: si tratta dell’espressione mimi­
ca localizzata nel volto. Fra i due
media
c’è tuttavia una differenza so­
stanziale, dal momento che nel linguaggio le due sfere, quella della ra­
gione e quella delle affezioni, si connettono nel comune perseguimento
di uno scopo, mentre, al contrario, la mimica facciale si muove entro un
orizzonte puramente corporeo; e ciò sia se guardiamo al mezzo espres­
sivo utilizzato (il volto, dunque il corpo) sia se concentriamo la nostra at­
tenzione sul contenuto veicolato (l’affetto individuale, il patico, con la
sua specifica ed irripetibile unicità, conseguenza del suo radicamento
nella componente corporea dell’essere umano). «Tale è la
forma data al­
l’uomo da Dio -
scrive Vico con affermazioni dense di implicazioni on­
tologiche - , che gli affetti dell’animo nel volto gli si manifestano, mo­
strandosi or lieto, or mesto, ora di un’altra maniera»105.
Ma il volto non è solo personalizzata e proteiforme superficie mate­
rica docile a modellarsi per corrispondere adeguatamente all’emozione
o al sentimento momentaneo, è anche, e soprattutto, la manifestazione
esteriore più o meno chiaramente riconoscibile di un moto interiore del­
l ’animo, è il
medium
attraverso cui il patico trova la sua oggettivazione
sensibile, guadagnando con quest’ultima anche la propria comunicabi­
lità. Grazie al volto, gli stati d’animo diventano non soltanto comuni­
cabili, ma anche condivisibili: tristezza, gioia, simpatia, rabbia ecc., leg­
gibili nel volto di chi le prova, investono la predisposizione empatica
dell’Altro, che può a sua volta modulare i tratti del viso in maniera
espressivamente congruente con quelli del proprio interlocutore. Non
per vuoto desiderio di compiacere o per prudente spirito di dissimula­
zione, ma spinto da un’insopprimibile tendenza a ‘compatire’ - nel sen­
so etimologico del ‘patire insieme’ - , retaggio di un’essenza comunica­
104
De uno
, p. 58 - corsivi miei («Praeterea homo, quem vidimus per communes veri ae­
terni notiones cum ceteris hominibus communicare, a Deo vi fundendi sermonis preditus est,
quo per corpus, et ipsius ope corporis, quod finitum homines dividit, possit cum aliis ratio­
nem et verum comunicare»,
ibid
., p. 59).
105
Ivi -
corsivo mio («homo ita est a Deo fabricatus, ut intemos animi affectus vultu lae­
to, maesto aliove significet», - versione lievemente modificata).
1...,136,137,138,139,140,141,142,143,144,145 147,148,149,150,151,152,153,154,155,156,...402