RAGIONE NARRATIVA ED ELABORAZIONE DIALOGICA DEL SAPERE
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il riscontro oggettivo di un profondo e tacito consenso nutrito nei confronti
dei propositi espressi dal conte friulano.
Proprio il richiamo alla «utilitade [...] per via di dottrina» derivante
dal «ragionare di sé» costituiva il puntello argomentativo cui si appella
va Giovanartico di Porcìa nell’esortare Vico e gli altri studiosi da lui con
tattati a riferire della propria vita intellettuale. Egli riprendeva proba
bilmente e si sforzava di realizzare, secondo Croce, quanto già Leibniz
aveva auspicato in una lettera viennese del 22 marzo 1714 nella quale
scriveva: «je voudrois que les Auteurs nous donassent l’Histoire de leur
découvertes et les progrès par les quels ils y sont arrivés»114. Forse tro
vando conforto in questo autorevole viatico, mai menzionato nel testo,
Porcìa concepiva fin dal 1721115 e formulava poi il suo
Progetto,
che in
viava come lettera circolare ad un folto gruppo di intellettuali del tem
po. A questi ultimi veniva richiesto di narrare «con le più esatte circo
stanze, e minute»116non solo e non principalmente le loro vicende per
sonali, quanto la storia della loro vita di studiosi, la «Storia de’ [loro]
giuntafatta dal Vico alla sua autobiografia
, cit.) fu pensata ed elaborata quale integrazione degli
scritti precedenti ed utilizzata, unitamente ad essi, anche questa volta per rispondere ad un invi
to: quello di Ludovico Antonio Muratori, che si faceva promotore dell’ingresso di Vico nella ri-
costituita Accademia degli Assorditi di Urbino e perciò gli raccomandava di inviare uno scritto
autobiografico all’erudito Gian Prospero Bulgarelli, curatore anch’egli di una raccolta di biogra
fie che, come quella di Porcìa, non fu mai realizzata (cfr. G.
Vico,
Opere
, cit., voi. II, p. 1234 e
Giambattista Vico,
cit., p. 178. Per una panoramica storico-critica sulle raccolte biografiche in età
moderna cfr. C.
DlONISOTTI,
Biografia e iconografia,
in
Storia d’Italia. Annali 4. Intellettuali epo
tere,
a cura di C. Vivanti, Torino, 1981, pp. 417-426). Rimasta inedita,
\'Aggiunta
fu poi pubbli
cata negli
Opuscoli di GiovanniBattista Vico raccolti epubblicati da Carlantonio deRosa marche
se di Villarosa,
Napoli, 1818 (pp. 118-158), dove compariva anche
l'Aggiunta
di Villarosa (pp.
159-169), che, pur potendo avvalersi dei contatti personali del suo estensore con il figlio del filo
sofo, Gennaro, resta in gran parte inattendibile, soprattutto per quanto attiene al descritto deca
dimento senile di Vico (su questi temi cfr. F.
NlCOLlNI,
Gli ultimi anni del Vico (1731-1744),
in
G.
Vico,
Autobiografia (1725-1728),
a cura di F. Nicolini, Milano, 1947, pp. 333-339).
114 «Io vorrei che gli autori ci dessero la storia delle loro scoperte ed i progressi fatti per
arrivarci» (B.
C
roce
,
Nuove ricerche sulla vita e le opere del Vico e sulvichianismo,
«La Criti
ca» XVI, 1918, 4, pp. 213-216, qui p. 216). Può essere interessante osservare qui che l’atten
zione di Leibniz per le scritture della vita non è puramente episodico, ma trova il suo solido
radicamento nel progetto enciclopedico esposto nella
Nova methodus discendae docendaeque
jurisprudentiae
(Francoforte, 1667), entro il quale trovavano una loro specifica collocazione,
insieme a diverse altre scienze, anche «la cronologia, la storia universale e quella dei vari pae
si, nazioni e stati, nonché dei
diversi generi di vita»
(C.
VASOLI,
L’enciclopedismo delSeicento,
Napoli, 1978, p. 84 - corsivi miei).
115 Cfr. P.
G . G
aspardo
- G . PiZZAMIGLIO,
La pubblicazione dell’autobiografia vichiana
nella corrispondenza di Giovan Artico di Porcìa con il Muratori e il Vallisnieri,
in
Vico e Vene
zia,
a cura di C. De Michelis e
G .
Pizzamiglio, Firenze, 1982, pp. 109 sgg.
116 G.
DI PORCÌA,
Progetto ai Letterati d’Italia per scrivere le loro Vite, infra,
pp. 160-165,
qui p. 161 (d’ora in poi
Progetto).