RAGIONE NARRATIVA ED ELABORAZIONE DIALOGICA DEL SAPERE
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della grande opera134. Le linee di sviluppo fondamentali di questo per
corso biografico sono preordinate e governate dalla provvidenza, alla
cui luce anche gli incidenti più scoraggianti - la caduta del fanciullo135,
la bocciatura al concorso universitario136o il mancato finanziamento edi
toriale137 - finiscono per trovare la loro giustificazione rivelandosi in
realtà propiziatori per la genesi e la realizzazione di quello che viene ad
ditato come il frutto conclusivo di un’intera vita dedicata e ‘destinata’
alla scienza. Se alla divinità è affidato il compito di dirigere benevol
mente il corso esistenziale del proprio meritevole figlio, al quale - come
a tutti gli altri esseri umani - ha fornito una facoltà conoscitiva che si
evolve nel tempo, passando dall’inziale e giovanile «apprendere», attra
verso il «giudicare», al conclusivo e maturo «ragionare»138, ed un con
siderevole bagaglio di «eterne verità» innate indispensabile a realizzare
in sé l ’umanità, è pur vero che, a fronte di queste dotazioni iniziali che
«non sono da noi» e che dunque non sono in nostro potere, «tutte le co
se che
han dipendenza dal corpo
[ ...] le facciamo
in tempo
[ ...] , e
tutte
in conoscendo le facciamo,
e tutte
le conteniamo dentro di noi-,
come le
immagini con la fantasia; le reminiscenze con la memoria; con l’appeti
to le passioni; gli odori, i sapori, i colori, i suoni, i tatti co’ sensi [ ...] . Ma
per le verità eterne che
non sono da noi e non hanno dipendenza dal cor
po nostro
, dobbiamo intendere essere principio delle cose tutte una idea
eterna tutta scevera da corpo, che nella sua cognizione, ove voglia,
crea
tutte le cose in tempo e le contiene dentro di sé e contenendole, le sostie-
134 Fra i diversi segnali - anche troppo sforzati - che indicano nella pubblicazione del ca
polavoro il compimento della missione di una vita, particolarmente significativo è quello che
Vico dà
neWAggiunta,
quando afferma (mentendo) che, uscita la
Scienza nuova seconda
, a par
tire dal 1731 «rinnonziò affatto agli studi» (G.
Vico,
Aggiuntafatta dal Vico alla sua autobio
grafia,
cit., p. 83). Naturalmente i problemi connessi all’elaborazione ed all’edizione della
Scien
za nuova
costituiscono anche il principio di selezione di cui Vico si serve per organizzare l’in
tera narrazione autobiografica ed approntare un criterio per decidere la pertinenza e la rile
vanza dei fatti. A questioni metodologiche relative alla necessaria adozione di un principio di
selezione dei
facta
quando si scrive un’opera storica, Vico accenna rapidamente nel
Departhe-
nopea coniuratione IX kal. OctobrisMDCCI,
del 1703 ma rimasto inedito fino al 1837 (cfr. G.
Vico,
Storia della congiura dei nobili napoletani dell’anno 1701,
in Id.,
Scritti storici,
a cura di
G. Cassandro, Napoli, 1980, pp. 319-320; cfr. anche le interessanti osservazioni sul passo vi
chiano in
MAZZOTTA,
op. cit.,
pp. 61-62). Sulla struttura teleologico-prowidenziale della nar
razione autobiografica vichiana cfr. A.
BATTISTINI,
Dalla Gorgone a Proteo,
cit., pp. 82-83.
135 Cfr.
Vita,
cit., p. 5.
136 Cfr.
ibid.,
pp. 49 sgg.
137 Cfr.
ibid.,
pp. 77-78. SulT‘ingigantimento melodrammatico’ degli eventi quotidiani
nell’autobiografia vichiana e sulle sue radici retoriche cfr. A.
BATTISTINI,
I simulacri di Narci
so,
cit., p. 58.
138 Cfr.
Vita,
p. 17. Su ciò cfr. anche il
De rat.,
pp. 104/107.