RAGIONE NARRATIVA ED ELABORAZIONE DIALOGICA DEL SAPERE
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e alla censura del Mondo erudito, che imploriamo favorevole alle nostre
diritte intenzioni, potendo per aventura in queste andar errato l’intellet
to, ma non il cuore. Il cuore certamente non è d’altro motivo desto, che
dall’amore all’avanzamento delle lettere in Italia illustre Patria nostra,
per la di cui gloria non che l’inchiostro, ma sparger il sangue ci rechere
mo a nostro onore, e vantaggio. E non sarà forse gloria dell’Italia i di lei
pregi ai dotti Oltramontani andar divisando, e ’l far riconoscere ovun
que vi sia sapor di lettere il nome, e ’l merito, e il buon gusto de’ nostri
Letterati, del quale par, che altrove o non s’abbia, o aver non si voglia
una ragionevole, sincera, e pesata contezza.
Nostra intenzione dunque si è di esporre al Pubblico per mezzo del
le loro stesse penne le
Notizie d’alcuni Letterati viventi d’Italia, e de’ lo
ro Studj.
Questa Istoria dovrà, siccome testé s’è per noi accennato, da es
si stessi scriversi contezza in essa dando del tempo della loro nascita, del
nome de’ loro Padri, e della loro Patria, e di tutte quelle aventure della
loro vita, che render la ponno più ammirabile, e più curiosa, e che one
stamente da essi senza carico del loro buon nome, e senza pena d ’un giu
sto rossore puote al Mondo, ed ai posteri comunicarsi. Appresso o se
paratamente raccontando, o intrecciando, secondo occasione, o secon
do lor genio, alle accenate notizie quelle de’ loro Studj, una più distinta
narrazione verran descrivendo di questi, stendendola con le più esatte
circostanze, e minute.
Incomincieranno dalla Grammatica, notando come loro fu insegna
ta, se con particolare metodo, o coll’usato nelle scuole, e se quel meto
do nuovo meriti approvazione ne addurranno il perché. Così andranno
ascedendo d ’Arte in Arte, di Scienza in Scienza conto rendendo di quan
te n’hanno apparate, e gli abusi, e i pregiudicj delle scuole, e de’ loro
Maestri additando, o se altrimenti sia il buon ordine loro, e la loro sana
dottrina lodando, mostreranno ciò, che nell’istruire la Gioventù fuggir
deesi a vantaggio delle lettere, e ciò che debbe seguirsi. Né solamente
porran mente a ciò che bene, o rea[l]mente nelle scuole s’insegna, quan
to a ciò, che non s’insegna, e pur ragion vorrebbe, che s’insegnasse. Per
grazia d’esempio nelle scuole della Grammatica s’insegna la lingua Lati
na, ma la Greca si trascura, onde sovente poi intuonar ci sentiam all’o-
recchie quel vergognoso
Graecum est non legitur.
Luogo a qui il far aver-
tita questa ommessione, la di cui gravezza andar si può divisando col far
conoscere i pregi, e l ’importanza della Greca favella. Così senza scostar
ci dalla Grammatica, soverchio non sia lo scoprire altra grave trascura
tezza delle nostre scuole, ed è quella di non far mai motto ne men per
sogno della nostra Grammatica Italiana, e delle regole quivi, e delle ma
niere più purgate del nostro dolce Idioma un alto silenzio s’osserva.