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ROSARIO DIANA
Quindi è che usciti dalle scuole siam pellegrini nella nostra Patria, e giun
ti a gustare fin le più fine delicatezze del Latino, ne men di faccia cono-
sciam ciò, che sente di barbarismo, e di sollecismo nel volgare linguag
gio. Quello, che detto abbiamo della Grammatica dicasi ancora intorno
a ciò, che d’insegnar si trascura, allora che si leggono le altre Arti, e Scien
ze. Perché nella Retorica si trasandano gli elementi della Storia, che so
no la Cronologia, e la Geografia; perché l ’erudizione Romana, senza la
quale non s’intenderanno mai bene gli Oratori, gli Storici, i Poeti Lati
ni, che per tutto vi passano per le mani de’ nostri Scolari? Perché ne’ L i
cei Filosofici non si senton risuonar che i nomi de’ Peripatetici divisi per
lo più in Tomisti, e Scottisti, e si vuol senza leggerli, che Cartesio, Gas-
sendo, e gli altri valorosi Moderni abbiano scritto rea [1]mente ogni co
sa, e che anche siano, se à Dio piace, tinti d ’Eretica macchia. Perché non
s’odono anche questi, e perché per ben intenderli, e dar di loro un di
ritto, e spassionato giudizio, non istudiansi i principj della Geometria, e
dell’altre Matematiche discipline. Perché alla sola Teologia Scolastica
piena per lo più d’oziose, e d’inutili quistioni, perché alla sua sorella Mo
rale, senza i di cui incolti, immensi, e litigiosi volumi regger seppe le co
scienze de’ suoi Figliuoli per più di mille anni nostra madre la Chiesa si
sacrificheranno le voci de’ Maestri, e l’orecchie, e la pazienza degli Sco
lari? E la Storia Ecclesiastica, e i Concilj, e i Santi Padri non si degne
ranno ne men d’un’occhiata? e son pur queste esse l ’armerie apprestate
alla difesa della nostra Fede, e le quali dimenticate, o perdute di noi trion
ferebbe senza ostacolo l’Eresia, e contro di questa sarebbero poco me
no che armi spuntate le metafisiche argutezze della Scolastica.
Fatto dal nostro Letterato questo discernimento per le accennate ed
altre Scienze, e bell’Arti da lui imparate, e additati gli abusi delle scuo
le, se avenuto gli sarà d’osservarne, passerà a ragionare di quella Scien
za, od’Arte, a cui con istudio particolare s’è appigliato, l’Opere notan
do, che ha pubblicato, o è per pubblicare, quali Autori abbia seguiti, o
imitati, e perché, e perché pure gli altri trattanti la stessa materia abbia
schifati; se nell’Opere sue di che ritrattarsi, o pentirsi ritrovi, le Critiche
accennando, e le Apologie, che fatte si sono, o si potrebbero fare con
tro, e in difesa loro. Qui è dove ricercasi tutta la sincerità de’ nostri Let
terati, a’ quali in questo punto auguriamo un’eroica indifferenza ad am
maestramento di chi non sente molto avanti nel buon gusto, ed è questo
quel punto, a cui come a bersaglio s’indirizza questa nostra fatica. Qui è
dove li preghiamo a svilupparsi dalle catene dell’amor proprio, e sciolti
da ogni privata passione dichiararsi per lo bene pubblico, la picciola glo
ria di far illustri solamente se stessi posponendo alla vera, e grande di
giovare a una intera Nazione. Aspra per vero dire, e dura cosa sembra il