LA «SUA TALE E NON ALTRA RIUSCITA DI LITTERATO».
ALCUNE NOTE SULLA FORMAZIONE DELL’IDEA
DI ‘GENIO INTERIORE’ IN VICO
1.
Nella prima
Orazione inaugurale,
incentrata sull’analisi del ‘Cono
sci te stesso’ come fonte dell’intero sapere dell’uomo, Vico esorta gli udi
tori a risvegliare:
quelle conoscenze di tante e così grandi verità innate (
insitas
) e, per così
dire, suggellate in noi da Dio, prima verità, e che sono chiuse nel nostro ani
mo come scintille sepolte, e susciteremo una gran fiamma di entusiasmo per
tutto quanto il sapere. E ben noto infatti l’aneddoto, narrato da Platone, di
quel fanciullo che, interrogato da Socrate, rispondendo volta per volta alle fa
cilissime e chiare domandine del filosofo, espose la dimostrazione geometrica
dell’area del quadrato, benché fosse ignaro di ogni nozione di geometria. Voi
possedete tutte le scienze t_3se conoscerete voi stessi. [...] l’essere sapienti
dipende soprattutto dalla nostra volontà; e i poeti rivelano chiaramente quan
togrande e quantomeravigliosa sia la sua forza e la sua efficacia, essi che, men
tre con l’aiuto della fantasia cercano di raggiungere il mirabile e il sublime, vi
tendono con tutta l’anima loro, e rapiti fuori di sé da questo sforzo della vo
lontà affidano ai versi quelle loro creazioni che, quando è venuta meno, come
un vento, la ispirazione, credono che siano di una mente superiore, e a stento
riescono a credere che sono il frutto del loro ingegno
(quo, voluntatis conatu
alienati, ea numeris mandant, quae, cummotus ille animi eos, veluti quidam
ventus, defecerit, superioris cuiusdammentis vix sua essecredant)1.
Richiamando la teoria platonica della reminiscenza, Vico la coordina
con la dottrina dell’ispirazione poetica e con quella del conato
volontario
1 G. Vico,
Le Orazioniinaugurali,
a cura di G. G. Visconti, Bologna, 1982,
1 Orazione,
pp.
91-93 (d’ora in poi
Or. 1... VI),
Nota Gustavo Costa
(Genesi delconcetto vichiano di ‘fantasia ,
in
Phantasia-Imaginatio. V Colloquio Internazionale, Roma, 9-11 gennaio 1986,
a cura di M.
Fattori e M. Bianchi, Roma, 1988, pp. 309-365), che nel Cinquecento «la dottrina del furore
poetico di ispirazione divina era stata ridimensionata da Ludovico Castelvetro [...]. Francesco
Patrizi da Cherso aveva difeso il furore poetico [...]. Ma la posizione di Patrizi appariva ai con
temporanei di Vico incompatibile con l’ortodossia cristiana» (ivi, p. 324); Gian Galeazzo Vi
sconti, a sua volta, rimanda al
Commento a Dante
di Cristoforo Landino e alla
Nutricia
di An
gelo Poliziano (G. G.
VISCONTI,
Commentario,
in
Le Orazioni inaugurali, cit.,
p. 222, nota 9).