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GERI CERCHIAI
ciolissimo corpicciuolo, il quale non è né l’estensione del corpicciuolo, né
l’estensione dell’universo. Questa è la mente di Dio, pura di ogni corpolen-
za, che agita e muove il tutto6.
Fra la perfetta quiete divina ed il perenne movimento della natura, si
frappone dunque lo
sforzo
dell’universo ad esistere7, sforzo infinito che
tutto pervade e che è sorretto, in ultima istanza, dalla mente divina. Su
bito appresso Vico marca però una differenza sostanziale fra
l’azione di
retta
del conato nell’animo umano e quella
mediata
che regge e sostiene
il resto del creato: «ragiono de’ movimenti de’ corpi, a quel degli animi»,
scrive infatti Vico,
e, come il movimento comune dell’aria diventa proprio e vero moto del
la fiamma, della pianta, della bestia, mercé delle particolari macchine onde
ciascuna di queste cose particolari ha la sua propria forma; così il divin vo
lere diventa proprio e vero moto della nostra volontà, mercé dell’anima no
stra, che è la forma particolare di ciascun di noi8.
Il
movimento dell’aria, espressione fisica del conato metafisico nelle
cose9, è dunque il principio del movimento della fiamma, della pianta
6
Risp. I,
p. 770, corsivo mio.
7 «In questo è d’accordo la fisica», afferma Vico nel capoverso del
De antiquissima
che pre
cede immediatamente quello riportato alla nota 5, «creata la natura [...], tutte le cose si muovo
no: prima che essa esistesse, tutte erano immobili in Dio; quindi la natura incominciò ad esistere
sforzandosi di muovere
(igitur natura conando coepit existere):
o, come dicono le scuole, il conato
è la natura
infieri (siveconatus ‘natura’, utScholaequoque loquuntur, ‘infieri est’)» (Deant.
p. 216).
8
Risp. I,
p. 771.
9 «Ma chi intende che tutte le cose si muovono di moto perenne», spiega Vico nel capitolo
IV, § 6 del
De antiquissima
affrontando la relazione tra lo sforzo metafisico del conato ed il moto
effettivo dal quale la materia è attualmente agitata, «e che non esiste la quiete in natura, intende
pure che il corpo, che sembra in quiete, non è dall’impulso della mano posto in movimento, ma
determinato ad un movimento diverso; che non è in nostro potere muovere una cosa qualsiasi ma
è Dio l’autore di ogni movimento
(Deumomnis motusauthorem)
e che è Lui a suscitare il conato
(eumque excitare conatum);
che il conato è il principio del movimento; che i movimenti sono in
noi una determinazione di esso e che determinazioni diverse sono prodotte da generi diversi di
meccanismi; che il meccanismo comune di tutti i movimenti è l’aria e la pressione dell’aria circo
stante è la mano sensibile di Dio
(communemomnium motuummachinamaèrem, et cirompulsio-
nem esse sensibilem Dei manum)
[...]. Tutti [i movimenti] infatti sono impressi dall’aria circo
stante»
(Deant.,
p. 225). Commentando un passo della
"Vita
in cui Vico riassume la fisica che com
poneva il
Deaequilibrio corporisanimantis,
Andrea Battistini annota: «a fondamento di questa co
smologia è la teoria stoica dell’etere, l’elemento maschile che feconda l’aria, l’elemento femmini
le [...]. Per questa fisica, discussa all’Accademia degli Investiganti, Vico può essersi ispirato aTom
maso Cornelio»; (A.
BATTISTINI,
Note
a G. Vico,
Vita scritta da semedesimo -
d’ora in poi
Vita -
in G.
VICO,
Opere,
Milano, 1990, voi. II, p. 1280, nota 1). Su Tommaso Cornelio si veda, oltre al
la classica
Introduzione a G. B. Vico
diN.
BADALONI
(Milano, 1961, cfr. in partic. pp. 71-78 e 113-
124), anche M.
T
orrini
,
Tommaso Cornelio e la ricostruzione della scienza,
Napoli, 1977.