LA «SUA TALE E NON ALTRA RIUSCITA DI LITTERATO»
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‘occasionalismo’ proposto da Vico e si prospetta come una delle espres
sioni dell’azione di Dio attraverso il conato nell
'animus.
Nello svolgimento delle
Orazioni
la conoscenza di sé aveva schiuso lo
sguardo all’assurda contraddittorietà della natura umana: «ridotto entro
termini debiti l’arbitrio», aveva scritto Vico al principio della
Oratio III,
« l’uomo procederebbe per la retta strada verso quel giusto uso della ra
gione, per il quale è stato creato, in modo più uniforme di quello con cui
il sole e gli astri compiono il loro corso»33. In tale nuova cornice, strin
gendo in un unico vincolo riflessione gnoseologica e considerazione mo
rale, Vico può al contrario affermare, dopo aver ricordato che «Dio è il
motore della mente umana»: «Quale accordo maggiore di questo tra la
costanza della volontà divina e la libertà del nostro arbitrio?»34. Il ‘Co-
33 Or. Ili, p. 125, cfr. supra, nota 3.
34 De ant., p. 231. Nel 1710, la concezione della creazione divina delle idee (con l’esplici
to riferimento al «dèmone dei socratici») ed il problema del libero arbitrio sono approfonditi,
senza soluzione di continuità e nel rapido volgere di poche pagine, nel capitolo VI su La men
te. La questione dell’accordo fra libertà individuale e «decreto infallibile del sommo Iddio»
(Risp. I, p. 771) sorge precisamente dal confronto con Malebranche: «La critica dell’incon-
gruenza malebranchiana», ha segnalato a tal proposito Alfonso Ingegno, «apre [...] una serie
di problemi la cui soluzione appare proibitiva allo stesso Vico e che sono gli stessi intorno a cui
si era affaticato l’Oratoriano [...]. Se Dio è autore di tutto, donde deriva il male e l’errore? Co
me accordare la sua scientia absolutissima con l’incertezza del nostro libero arbitrio?»
(INGE
GNO,
op. cit., p. 500). In tale contesto ricorre anche l’unico esplicito riferimento ad Agostino
presente nel De antiquissima. Ecco il passo completo: «Ciò che riceviamo in noi stessi ci viene
da Dio che è il primo autore di tutti i movimenti sia dei corpi che degli animi. Ma qui sorgono
le difficoltà e gli scogli: [...] Come può essere che in Dio ci sia una scienza verissima e assolu
tissima e nell’uomo il libero arbitrio per le cose da fare? [...] come insegna la sacra scrittura:
‘Nessuno può andare al Padre, se il Padre stesso non lo avrà tratto a sé’. Ma come lo trae, se
trae uno che vuole? EAgostino: ‘Non solo trae colui che vuole, ma che vuole volentieri e con
piacere’. Quale accordo maggiore di questo tra la costanza della volontà divina e la libertà del
nostro arbitrio?» (De ant., p. 231). Giovanni Gentile ha ampiamente analizzato la storia della
nozione agostiniana di grazia in Vico quale «primo nucleo del [...] concetto di Provvidenza»
(G.
G
entile
,
Studi vichiani. Seconda edizione riveduta e accresciuta, Firenze, 1927, p. 28; cfr.
in partic. il capitolo intitolato: Dal concetto di grazia a quello della provvidenza, pp. 147-165).
Mi limito qui a segnalare un passo, evidenziato dallo stesso Gentile e tratto dal Diritto univer
sale, ove il tema della grazia trova un ulteriore sviluppo in connessione con quello di azione co
nativa (De uno, p. 52): «Laonde, nell’uomo corrotto non sono del tutto spenti i semi della ve
rità, e questi, con l’aiuto d’iddio, valgono a fargli dispiegare una forza che contrasta alla cor
ruzione della natura (Hinc aeterni veri semina in homine corrupto non prorsus extincta, quae,
gratiaDeiadiuta, conanturcontranaturae corruptionem)». Così commenta ancoraGentile: «Co
nato, che è l’effetto della provvidenza e della grazia divina, come una cosa sola. Giacché, se qui
[Vico] parla di grazia, poco prima ha detto ‘Provvidenza’»
(G
entile
,
op. cit., p. 159). Per il
rapporto fra Vico e Agostino e per una bibliografia sull’argomento rimando a A.
LAMACCHIA,
Vico e Agostino. La presenza del De civitate Dei nella Scienza nuova, in Giambattista Vico. Poe
sia Logica Religione, a cura di G. Santinello, Brescia, 1986, pp. 270-319; cfr. anche G.
M
az
-
ZOTTA,
Varrone, sant’Agostino e Vico, in IImondo di Vico/Vico nel mondo, cit., pp. 157-163.