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GERI CERCHIAI
nosci te stesso’ torna perciò ad avere una sua valenza particolare come
necessità di identificare la presenza di Dio nell’animo individuale e di
ravvisare, nel
Dio interiore
ch’è frutto della congiunzione fra le opposte
tensioni presenti nella coscienza, la giustificazione dei propri stessi pen­
sieri e la libera norma della propria condotta.
5.
L’azione divina opera, come si è visto, in quello spazio che si pone
al confine fra l ’intelletto e i desideri della persona. Dall’interno dell’ani­
mo, infatti, il conato indirizza l ’uomo, spesso inconsapevolmente, sem­
pre provvidenzialmente, a compiere la propria stessa natura. In tal mo­
do, come ha spiegato Gian Galeazzo Visconti,
«la volontà degli uomini,
nel tumultuoso turbinìo delle loro vicende, [ ...] realizza [ ...]
la volontà
di Dio
» 35. Storia dell’individuo e storia delle nazioni trovano in ciò un
motivo di paragone: entrambe sono guidate da una ‘forza’ che, non ri­
solvendosi mai in esse e mantenendo intatta la distanza con l’infinità di
Dio36, ne trascende i fini particolari. A tale forza, quand’anche non si
presenti al singolo come un qualcosa di immediatamente comprensibi­
le, bisogna ch’egli presti sempre attenzione: «A quale professione [...]
voi dobbiate splendidamente rivolgere l ’animo vostro», scrive ad esem­
pio Vico nel
De Mente Heroica,
«ve lo insegnerà il vostro genio stesso
(ipse vos vester genius edocebit)
con il piacere da cui vi sentirete inonda­
ti nell’apprendere, a differenza di tutte le altre, quella professione», ma
di frequente, è scritto subito appresso, «le capacità di raggiungere le mè­
te più alte e migliori sono nell’uomo così nascoste e assopite, che a sten­
to, e neppure a stento, sono avvertite da chi le possiede»; per questo, sol­
lecita Vico con accenti che ricordano nel 1732 quanto già scritto nella
prima
Orazione,
«rivolgetevi in ogni direzione con gli occhi della men­
te, indirizzate in ogni direzione i vostri ingegni, scrutate le nascoste ed
occulte capacità vostre affinché conosciate in voi il genio di una natura
più luminosa, forse ancóra ignoto a voi
(ut vestrum ignotumforsan splen­
didioris naturae genium agnoscatis)»’1.
Ricordo e reminiscenza, in questo senso, rappresentano perciò la nor­
ma di ascolto e di assecondamento del proprio ‘demone interiore’ attra­
verso quel ripiegamento al contempo
introspettivo
e
produttivo
che si è
35 G. G.
VISCONTI,
Il 'Demente heroica’, in G.
VICO,
Varia. Il De mente heroica egli scrit­
ti latini minori, a cura di G. G. Visconti, Napoli, 1996, p. 115, corsivi miei.
36 Per Vico, ricorda, Massimo Lollini, «l’analogia tra la mente umana e quella divina non
cancella la distinzione della causa essendi e non si risolve [mai] nell’assorbimento dell’infini­
to nel finito» (M.
L
o llin i
,
Vico e il pensiero dell’infinito, in Studi sul De antiquissima Italo­
rum sapientia di Vico, cit., pp. 49-68, cfr. p. 62).
37 G.
Vico,
De mente heroica, in Id., Varia, cit., p. 159 e p. 161.
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