1 8 6
RAFFAELE RUGGIERO
comprensivo e classificatorio dell’opera vichiana, la generazione a lui suc­
cessiva avvia quel processo di specializzazione dei saperi che tende a scin­
dere le scienze fisiche dalla riflessione etico-giuridica e dall’attività lette­
raria. Si segnalano i casi di Ferdinando Galiani, nipote del cappellano
reale Celestino, il quale ultimo - come responsabile dell’Università - ave­
va dato ristoro agli ultimi anni del Vico favorendo alla sua morte la suc­
cessione del figlio Gennaro sulla cattedra patema; il caso celebre di An­
tonio Genovesi, allievo privato del Vico che «ebbe l ’onore della sua ami­
cizia»; la ripresa organica da parte di Francesco Mario Pagano, che in­
sieme con Gherardo Degli Angioli si impegnò nel recupero delle opere
minori disperse del Vico; ma anche la polemica fra l’allievo Emanuele
Duni e Bonifacio Finetti, o la divulgazione del pensiero vichiano dovuta
a Giacomo Steliini3. In ambito politico, su eterogenei schieramenti, l ’am­
biente contemporaneo e successivo al Vico prospetta uno scontro fra le
punte avanzate dell’anticurialismo e la ‘reazione’ conservatrice: vi sono
interessate figure che vanno da Doria a Intieri, a Broggia, a Tanucci, fi­
no ad Alessandro Riccardi e Francesco Rapolla4.
Non andrà dimenticato che Giambattista Vico, prosatore latino d ’ec­
cezione, fu revisore stilistico (e censore laico ufficiale) di molta pubbli-
cistica letteraria e scientifica meridionale di primo Settecento: si pensi al
trattato medico sul tarantismo pugliese di Francesco Serao5(1742), al fit­
3 Cfr. P.
ZAMBELLI,
Un episodio della fortuna settecentesca di Vico: Giacomo Steliini, in
Omaggio a Vico, a cura di A. Corsano et alii, Napoli, 1968, pp. 365-415. Fu tale l’influenza di
Stellini nel diffondere le dottrine vichiane nell’Italia settentrionale che Sebastiano Timpana­
ro, nel noto saggio sulle idee di Pietro Giordani, parla di un vero e proprio ‘stellinismo’:«L’am­
mirazione stessa del Giordani per lo Stellini, esageratissima in sé, diviene comprensibile quan­
do si pensi che lo Stellini assegnava alla morale un fondamento eudemonistico e indagava -
con molto minore originalità di Vico, ma con più chiarezza espositiva - il problema del pas­
saggio dallo stato ferino alla società civile. Lo stellinismo del Giordani era qualcosa di analo­
go al romagnosismo del Cattaneo: in tutti e due i casi, l’opera di un pensatore non grande ve­
niva assunta come simbolo e rappresentanza di tutto un indirizzo di pensiero progressista, in
polemica con le tendenze retrive che avevano ripreso il sopravvento. Gli stessi Romagnosi e
Cattaneo, pur essendosi accostati (a differenza del Giordani) direttamente a Vico, continua­
rono a considerare lo Stellini come un maestro» (S.
TIMPANARO,
Le idee di Pietro Giordani, in
I
d
.,
Classicismo e illuminismo nell’Ottocento italiano, Pisa, 1965, pp. 90-91).
4 Si veda il quadro dinamicamente ricostruito da R.
AjELLO,
Arcanajuris. Diritto e politi­
ca nelSettecento, Napoli, 1976, pp. 147-225 (Vico e Riccardi nella crisipolitica del 1726) e pp.
389-427 (La critica del regime in Doria, Intieri e Broggia); e dello stesso autore, Cartesianesi­
mo e cultura oltremontana al tempo dell'Tstoria civile’, in Pietro Giannone e il suo tempo, Na­
poli, 1980, pp. 3-181.
5 Serao è anche autore
àz\l'
Istoria dell’incendio del Vesuvio accaduto nel mese di maggio
dell’anno 1737 pubblicata dapprima nel 1738 poi più volte ristampata e tradotta in francese,
a confermare i rapporti non estemporanei tra l’intellettualità meridionale italiana e la ricerca
scientifica europea (cfr.
ANDREONI,
op. cit., p. 40).
1...,176,177,178,179,180,181,182,183,184,185 187,188,189,190,191,192,193,194,195,196,...402