190
RAFFAELE RUGGIERO
Nel 1726 de Angelis stampa una delle numerose edizioni riviste, cor­
rette ed accresciute delle sue
Rime,
in occasione della morte di Angela Cim-
mino, il cui salotto intellettuale vide esponenti di rilievo della letteratura e
del pensiero napoletani, accanto a teologi, giuristi e scienziati. Anche que­
sta è una interessante intersezione tra de Angelis e l’attività vichiana: com’è
noto il filosofo compose un’orazione
In morte di Donn’Angela Cimmino,
raccolta in un volume onorario dedicato alla nobile dama - morta di parto
appena trentenne - dai numerosi frequentatori della sua casa. Il volume
venne edito da uno stampatore vichiano quale Felice Mosca, e Vico vi col­
laboro anche con una canzonetta, due sonetti, un carme latino, un’iscri­
zione, la versione di un distico greco19. L’edizione dei versi giovanili stam­
pata in onore della marchesa Cimmino valse al de Angelis l’invito a Vien­
na in qualità di poeta cesareo, invito prontamente rifiutato20 (così come più
tardi egli rifiuterà la diocesi di Ugento) nell’ottica di una vita mirata all’in­
trospezione ed al cammino spirituale. Si badi bene, però, non diremmo
quella di de Angelis una «vita nascosta», data la straordinaria fecondità del­
la vena predicatoria e la «strepitosa fama» ovunque conquistata dalla sua
eloquenza sacra21: e proprio in questa scelta, di una vita pubblica, ma ad un
tempo di ‘servizio’ e aliena dagli onori, risiede il senso profondo di quel per­
corso di pensiero che de Angelis cerca di lumeggiare nella
Narrazione
au­
tobiografica. Il dato emergente, a tal proposito, è il procedere di pari pas­
so del «netto e deciso distacco dal mondo», maturato contemporaneamente
alla sua «conversione all’oratoria», alle sue letture teologiche, alla severa au­
tocensura della produzione poetica giovanile: parrebbe che il sempre mag­
giore spessore conquistato dalla vita interiore sia accompagnato da una sem­
pre più severa autocritica letteraria, poiché la parola scritta (e l’oratoria) ac­
compagnano, giustificano e conferiscono oggettività alla scelta dell’autore.
Un’opzione non solo ontologica, ma soprattutto gnoseologica e letteraria
visto che l’abbandono della vita secolare segna anche la rinuncia alla poe­
sia e l’abbandono di tutti quegli studi (specie giuridici) che, al contrario,
costituivano il nerbo del sistema vichiano22.
19 G. Vico, In morte di Donn’Angela Cimmino, in Id., Opere, cit., voi. I, pp.
341-366
con
commento e note nel voi. II pp.
1433-1449.
Sugli aspetti retorici e sul contesto culturale en­
tro cui maturò l’orazione vichiana si veda B.
CAPACI,
Aspasia e la regina. L’orazione in morte
della donnaforte, in Momenti vichiani del primo Settecento, cit., pp.
11-35;
dello stesso auto­
re uno studio d’insieme sul genere epidittico: Il giudice e l’oratore. Trasformazione efortuna
del genere epidittico nel Settecento, Bologna, 2000.
20 A Vienna andrà invece, com’è noto, Pietro Metastasio.
21 Cfr.
MONTANILE,
op. cit., p. 14.
22 Ibid.,
pp. 19 e 25; D
egli
angioli
,
op. cit.,
pp. 36-37 e 48-49; D
ella
T
erza
,
Nota,
ibid.,
p. 70.
1...,180,181,182,183,184,185,186,187,188,189 191,192,193,194,195,196,197,198,199,200,...402