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RAFFAELE RUGGIERO
Nel 1726 de Angelis stampa una delle numerose edizioni riviste, cor
rette ed accresciute delle sue
Rime,
in occasione della morte di Angela Cim-
mino, il cui salotto intellettuale vide esponenti di rilievo della letteratura e
del pensiero napoletani, accanto a teologi, giuristi e scienziati. Anche que
sta è una interessante intersezione tra de Angelis e l’attività vichiana: com’è
noto il filosofo compose un’orazione
In morte di Donn’Angela Cimmino,
raccolta in un volume onorario dedicato alla nobile dama - morta di parto
appena trentenne - dai numerosi frequentatori della sua casa. Il volume
venne edito da uno stampatore vichiano quale Felice Mosca, e Vico vi col
laboro anche con una canzonetta, due sonetti, un carme latino, un’iscri
zione, la versione di un distico greco19. L’edizione dei versi giovanili stam
pata in onore della marchesa Cimmino valse al de Angelis l’invito a Vien
na in qualità di poeta cesareo, invito prontamente rifiutato20 (così come più
tardi egli rifiuterà la diocesi di Ugento) nell’ottica di una vita mirata all’in
trospezione ed al cammino spirituale. Si badi bene, però, non diremmo
quella di de Angelis una «vita nascosta», data la straordinaria fecondità del
la vena predicatoria e la «strepitosa fama» ovunque conquistata dalla sua
eloquenza sacra21: e proprio in questa scelta, di una vita pubblica, ma ad un
tempo di ‘servizio’ e aliena dagli onori, risiede il senso profondo di quel per
corso di pensiero che de Angelis cerca di lumeggiare nella
Narrazione
au
tobiografica. Il dato emergente, a tal proposito, è il procedere di pari pas
so del «netto e deciso distacco dal mondo», maturato contemporaneamente
alla sua «conversione all’oratoria», alle sue letture teologiche, alla severa au
tocensura della produzione poetica giovanile: parrebbe che il sempre mag
giore spessore conquistato dalla vita interiore sia accompagnato da una sem
pre più severa autocritica letteraria, poiché la parola scritta (e l’oratoria) ac
compagnano, giustificano e conferiscono oggettività alla scelta dell’autore.
Un’opzione non solo ontologica, ma soprattutto gnoseologica e letteraria
visto che l’abbandono della vita secolare segna anche la rinuncia alla poe
sia e l’abbandono di tutti quegli studi (specie giuridici) che, al contrario,
costituivano il nerbo del sistema vichiano22.
19 G. Vico, In morte di Donn’Angela Cimmino, in Id., Opere, cit., voi. I, pp.
341-366
con
commento e note nel voi. II pp.
1433-1449.
Sugli aspetti retorici e sul contesto culturale en
tro cui maturò l’orazione vichiana si veda B.
CAPACI,
Aspasia e la regina. L’orazione in morte
della donnaforte, in Momenti vichiani del primo Settecento, cit., pp.
11-35;
dello stesso auto
re uno studio d’insieme sul genere epidittico: Il giudice e l’oratore. Trasformazione efortuna
del genere epidittico nel Settecento, Bologna, 2000.
20 A Vienna andrà invece, com’è noto, Pietro Metastasio.
21 Cfr.
MONTANILE,
op. cit., p. 14.
22 Ibid.,
pp. 19 e 25; D
egli
angioli
,
op. cit.,
pp. 36-37 e 48-49; D
ella
T
erza
,
Nota,
ibid.,
p. 70.