ALLIEVI MERIDIANI DI VICO?
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Benché fin dalla sua prima formazione de Angelis affermi una de­
cisa opzione per letture edificanti e, soprattutto, per il diretto con­
fronto con il testo biblico, è il 1728 che segna un radicale mutamento
e, insieme con la scelta di una vita religiosa, il suo accostarsi agli studi
teologici ed alla grande tradizione seicentesca di prosa sacra: san Tom­
maso, Estio, le vite dei Santi, gli annali di Baronio, il Catechismo Ro­
mano, il Concilio Tridentino23. In questo ambito va collocato il dibat­
tito del 1749 col padre Francesco Antonio Piro intorno all’origine del
male, tema di polemica antibayliana ben attestato nella cultura meri­
dionale di primo Settecento, ed in relazione al quale de Angelis assu­
me posizioni oltranzistiche. Infatti il trattato
Dell’origine del male
di
Piro contestava già i presupposti scettici e anti-religiosi di Bayle, ma
tali argomentazioni non parvero sufficienti al de Angelis, il quale « r i­
conosceva all’uomo la facoltà di giungere anche in grado eroico alla
virtù», laddove Dio avrebbe permesso l ’esistenza del male «così con­
venendo a lui di fare, per conservar l ’ordine di non concedere innanzi
tratto quasi il premio di una permanente vittoriosa grazia»24. Nella con­
cezione di una virtù umana «d i grado eroico», come pure nell’idea di
una giustificazione da conquistare attraverso il quotidiano operare e
non in ragione di una grazia concessa «innanzi tratto», appaiono rico­
noscibili motivi filosofici vichiani, ma ricondotti alla originaria matri­
ce del dibattito seicentesco in materia religiosa. Del resto la stessa
Nar­
razione
autobiografica appare sospesa fra il ragguaglio di una singola­
re esperienza di studio e autodisciplina
(Narrazione dell’autore intorno
a’ suoi studj
era il titolo nelle edizioni del 1756 e 1763) e la riprodu­
zione di modelli agiografici, di resoconti di conversione o di itinerari
spirituali, magari esemplati sulle
Vite dei Santi Padri
o ancora sulla tra­
dizione ignaziana che procede dagli
Esercizi spirituali
alla biografia del
Bartoli, nonché sul viaggio mistico agostiniano e sull’
Itinerarium men­
tis in Deum
di san Bonaventura25.
Crinale fondamentale nella prosa autobiografica è l’incontro fra de An­
gelis ed il filosofo epicureo (dove la qualifica indica, come in Vico, l’awer-
sato complesso di dottrine materialistiche scandalosamente moderne). Nel­
l’agone dialettico il frate afferma di aver trovato sostegno grazie al
Fedone
platonico (un richiamo chiaramente ‘di maniera’ intorno all’immortalità
23 Sul modello costituito dalla prosa seicentesca di argomento religioso si veda il saggio
panoramico di P.
GUARAGNELLA,
La scrittura religiosa del Barocco, in Id., Tra antichi e mo­
derni. Morale e retorica nel Seicento italiano, Lecce, 2003, pp. 59-80.
24 M
ontanile
,
op. cit., pp. 16-17.
25 Si vedano ora gli studi raccolti e curati da C. Delcorno e M. L. Doglio, Scrittura reli­
giosa:forme letterarie dal Trecento al Cinquecento, Bologna, 2003.
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