ALLIEVI MERIDIANI DI VICO?
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delle teorie di Minervini e Pagano nelle pagine di Vincenzo Cuoco, ed
arrivare fino a Giuseppe Micali e Giuseppe Maria Galanti, per trovare
le radici del contraddittorio costituirsi del retaggio classicistico nell’i­
dentità nazionale italiana. Proprio commentando nel 1811, dalle colon­
ne del «Monitore delle due Sicilie», l’opera del Micali intorno all
'Italia
avanti il dominio deiRomani,
Cuoco scriveva che «la quistione, per esem­
pio, della origine dei popoli italiani offre ancora campo a molte utili ed
ingegnose ricerche; lo stato fisico nell’Italia primitiva può dare e dà gran
luce alla genealogia dei popoli italiani»44.
Le scienze non muoiono mai
scriveva Giorgio Pasquali, rispondendo,
nel settimanale «Epoca» del 12 aprile 1952, a un dotto lettore di Son­
dalo che lo interrogava sul destino della filologia classica: «Credo poco
che le scienze muoiano definitivamente tranne che non siano pseudo­
scienze, cioè non si fondino su fantasie come l ’astrologia». E dopo alcu­
ni esempi - fra cui, sullo stesso piano, la teoria einsteniana della relati­
vità, la fisica dei quanta e la questione omerica - concludeva: «Io segui­
to a lavorare con fede, e non cesso di tentar d’ispirare fede agli altri, per­
ché non vedo ragione di dubitare del nostro lavoro»45.
R
affaele
R
uggiero
44 Ibid., p. 197. Su questi temi si è recentemente svolto un seminario di studio a Cavalli­
no (Lecce) il 30 e 31 ottobre 2003, organizzato da A. Quondam e G. Rizzo, Lidentità nazio­
nale. Paradigmi storiografici ottocenteschi.
45 II documento pasqualiano è stato individuato e commentato da Domenico De Marti­
no in «Belfagor» LUI (1998) 4, pp. 393-394 e 487-489. Eugenio Garin, commosso per la ele­
gante trouvaille, scriveva alla rivista nel novembre dello stesso anno: «Nel 1930 [per le rievo­
cazioni di Aby Warburg], agli storici delTUmanesimo e del Rinascimento Pasquali aveva ri­
cordato come Warburg (insieme a un altro Tedesco italiano, Leonardo Olschki) avesse inse­
gnato con forza come il Rinascimento non sia soltanto umanesimo letterario e come in esso ab­
biano avuto parte quasipreponderante anche classi che sapevano poco di latino, artigiani e arti­
sti rivolti verso la matematica, verso l’esperimento, verso le invenzioni meccaniche, tutta gente
cheficcava lo sguardo non nel passato ma nell’avvenire» (ibid., p. 746).
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