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GIUSEPPE CACCIATORE
zione tra narrazione fantastica e narrazione storica31, si può osservare co­
me quest’ultima costituisca il vero e cruciale punto a partire dal quale di­
viene sostenibile una interpretazione della storia - che trova in Vico il
suo significativo momento inaugurale e che si ripropone, sia pur in for­
me nuove, nello stesso dibattito contemporaneo - che affida alla cate­
goria di narrazione la rinnovata possibilità di ripensare, al di là di obso­
lete distinzioni e separazioni tra storia filosofica e storia filologica, un
concetto di storicità adeguato alla complessità del mondo contempora­
neo. La crisi ormai irreversibile dei cosiddetti modelli forti della filoso­
fia della storia (tanto nella sua versione olistica e strutturalistica, quanto
in quella esplicativa ed analitica) ha imposto ed impone la plausibilità di
una visione critica e problematica della storia imperniata su una dialet­
tica aperta tra una inaggirabile ontologia dell’evento e il ruolo produtti­
vo e creativo delle individualità. Non v’è dubbio che proprio a partire
da questa considerazione sia possibile riconoscere il senso e i limiti del­
la riproposizione dei modelli interpretativi elaborati dal ‘nuovo’ storici­
smo critico.
In un tale ambito di riflessioni, si può sostenere - senza che ciò costi­
tuisca una forzata ed infondata attualizzazione - come abbia ancora un
ruolo significativo la ipotesi storico-narrativa di Vico, tesa sostanzialmen­
te a liberare la storia (l’esperienza storica dell’uomo) sia dalla cosalità da­
ta dell’evento e dei suoi effetti, sia dagli schemi aprioristici del pensiero.
L’elemento creativo-fantastico e la storicità del mondo colta a partire dal­
le infinite storie degli infiniti Sé individuali costituiscono il vero punto di
mediazione tra l’ontologia del pensiero e la vita storica, tra le strutture del­
la mente e le realtà determinate contenute nelle biografie degli individui e
dei popoli. Si rammenti quanto scrive Vico nella Degnità LUI:
E questa Degnità daranne il principio delle sentenze poetiche, che sono
formate con sensi di passioni e d’affetti, a differenza delle sentenze filosofi-
che, che si formano dalla riflessione con raziocinii: onde queste più s’ap­
pressano al vero quanto più s’innalzano agli universali, e quelle sono più cer­
te quanto più s’appropriano a’ particolari32.
È, dunque, dentro l’orizzonte di una filosofia radicalmente ‘umano­
logica’ - con Vico programmaticamente tesa a contestare la boria dell’a­
strazione concettuale della filosofia e, insieme, la boria del dato effettuale
31 Mi permetto qui di richiamare alcuni passaggi centrali di un mio saggio:
Simbolo e se­
gno in Vico. La storia trafantasia e razionalità,
in «Il Pensiero» XLI (2002) 1, pp. 77-89.
32 G. Vico,
Princìpi di scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni,
in Id.,
Opere,
2 voli., a cura di A. Battistini, Milano, 1990, voi. I, p. 515.
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