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MARCO VANZULLI
delle
utilitates
con il civismo universale della
ratio.
L’esigenza vichiana
di definizione e comprensione dell
'utilitas
lo allontana notevolmente da
Grozio.
Inutilitas
non è infatti mero termine negativo, accettato com’è
nel senso corrente oppure ripreso immediatamente nei termini classici
della contrapposizione di utilità e giustizia di cui si trova un modello emi­
nente nella discussione tra Socrate e Trasimaco nel primo libro della
Re­
pubblica.
Le
utilitates
sono naturali, risiedono nel corpo, in quanto tali non
sono per se stesse né
disoneste
oneste.
Ciò che è
disonesto
è la loro
disuguaglianza,
onesta
al contrario la loro uguaglianza («earum inae­
qualitas est turpitudo, aequalitas autem honestas»15). Onestà e disone­
stà si oppongono come l
'eterno vero
della mente e il
flusso temporale
delle cose corporee.
E quanto qui Vico ritiene del giusnaturalismo me­
diato col platonismo. L’eterno vero a cui si rifa l ’onestà è l ’universale
monito della ragione, eterno in quanto, sia pure in modi diversi - su
questi
modi
diversi si costituirà la possibilità di comprendere la
sapien­
za poetica,
il
modo
per eccellenza studiato e scoperto da Vico - , vale
semper, ubique, omnibus1^.
Si tratta dello
ius naturale immutabile
di
Grozio, che neanche Dio potrebbe cambiare17. Esso deve regolare 1’«-
tilitas
individuale e corporea, e corporea vuol dire non mentale, sulla
base del dualismo di mente e corpo da Vico posto, nel
De uno,
come
premessa metafisica18. Allora, come il corpo non è la causa, ma soltan­
to l ’occasione del destarsi nell’uomo dell’idea di vero, così l ’utilità non
è la causa, ma soltanto l ’occasione per cui nell’animo umano si desta la
volontà del giusto,
la verità, il desiderio sociale di
aequalitas.
Vico usa
evidentemente la coppia malebranchiana di
causa
e
occasione
19 e con­
clude che: «societas aequi boni ex societate veri nascitur»20, osservan­
do, certo non troppo generosamente, che ciò non è stato visto da Gro­
zio, ma soprattutto è stato negato da Epicuro, Machiavelli, Hobbes,
15 De uno,
p. 61.
16 Ibid.,
p. 35.
17
G
rozio
,
Dejure belli acpacis, I, I (5).
18 De uno,
p. 41.
19 Per un’analisi del De uno rispetto alla Recherche de la vérité di Malebranche e alla fi­
losofia di Cartesio, cfr. B.
BlLLI,
Vico interprete di Descartes e Malebranche. Ilproblema delle
verità eterne nel 'De uno universi iurisprincipio etfine uno’, in L’interpretazione nei secoliXVI
e XVII, a cura di G. Canziani e Y. Ch. Zarka, Milano, 1993, pp. 209-223. Cfr. anche A.
D
el
N
oce
,
Il problema dell’ateismo. Il concetto di ateismo e la storia dellafilosofia comeproblema,
Bologna, 1964, pp. CUI, CVI, 207-208 e 267-298;
F. B
otturi
,
La sapienza della storia. Giam­
battista Vico e lafilosofia pratica, Milano, 1991, in partic. pp. 350 sgg.
20 De uno,
p. 67.
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