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MARCO VANZULLI
diata la
dynamis,
la trasformazione, l’insita portata civilizzatrice. Il diritto
delle
gentes minores
, cioè delle civiltà costituite e dei governi fondati, pro­
viene dunque dal diritto della forza, con la differenza che la violenza da pri­
vata diventa pubblica, e la prima diventa illegittima, la seconda legittima e
prerogativa del potere civile29. Le repubbliche, infatti, nascono come unio­
ne di
patres
per meglio difendere la proprietà e i diritti famigliari e cliente-
lari di ciascuno, le
utilitates-,
lo stato è «omnium civilium utilitatum com­
munio»30. Allora, ciò che è
occasione,
l ’utilità, non scompare affatto una
volta compiuta la funzione di permettere la realizzazione della ragionevole
socievolezza degli uomini, ma ne resta a fondamento. Si può supporre co­
sì che i due fattori che Vico articola in modo dialettico, la relazione dina­
mica dell’occasione e della causa, possano anche avere vita indipendente,
e costituire due discorsi autonomi se espressi con altro linguaggio, o, il che
è lo stesso, fondersi in un unico discorso. La socievolezza degli uomini sa­
rebbe allora sì la ragione, la giustizia, qualcosa che sta a fondamento, ma
che si conosce solo nell’indissolubile unione, al limite anche statica, con il
suo opposto, l’egoismo delle
utilitates,
che trova la propria ragion d’essere
in un piano di bisogni non oltrepassabile dialetticamente. Socialità e indi­
vidualità sono allora complementari ed anche esprimibili l’una attraverso
l’altra. La terminologia di causa e occasione, che Vico prende dalla metafi­
sica malebranchiana, inganna sul reale contenuto del pensiero sociale vi­
chiano. La società non è da intendersi meramente come l’unione degli in­
teressi operata da una ragione
superpartes,
e neanche come la piena espres­
sione di una socievolezza che sta al di sopra delle differenze (individualità,
classe, etnìa ecc.). La società è costitutivamente mediazione di queste due
istanze di fatto inestricabili, di cui Vico dà conto utilizzando le nozioni me­
tafisiche di
causa
e
occasione,
come se fossero opposte, non soltanto sul pia­
no logico, ma anche su quello storico effettivo31. In questo secondo senso,
l ’unità è quella nota della provvidenza come eterogenesi dei fini, in cui gli
esiti civili hanno appunto una
genesi altra
da quella della pura idealità diri­
gente il processo socioculturale, e si profila l’apparente spontaneismo di un
passaggio per cui
[...] l’uomo nello stato bestiale ama solamente la sua salvezza; presa mo­
glie e fatti figliuoli, ama la sua salvezza con la salvezza delle famiglie; venu­
to a vita civile, ama la sua salvezza con la salvezza delle città; distesi gl’im­
peri sopra più popoli, ama la sua salvezza con la salvezza delle nazioni; uni­
29Ibid., p. 159.
i0 Ibid., p. 127.
31
Per una lettura del pensiero vichiano attraverso la categoria della medietà, cfr. E. PA­
CI,
Ingens sylva, Milano, 19942.
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