SULLA RELAZIONE DI IDEALE E FATTUALE, DI METAFISICA E STORIA
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te le nazioni in guerre, paci, allianze, commerzi, ama la sua salvezza con la
salvezza di tutto il gener umano: l’uomo in tutte queste circostanze ama prin­
cipalmente l’utilità propia32.
Bene, l ’apparente spontaneismo di questo passaggio dall’amore del­
la propria salvezza individuale a quella di tutto il genere umano è inve­
ce la risultante di una complessa estensione della socialità umana, del­
l ’inclusione delle
utilitates
nella socievolezza, di una partecipazione sem­
pre piià generale dell’individualità all’universale sociale. Per chiarire que­
sto punto abbiamo fatto ricorso, non a caso, alla
Scienza nuova.
La prov­
videnza, tuttavia, nello stesso
De uno,
opera « ‘rebus ipsis dictantibus’
[ ...] hoc est ipsarum sponte rerum»33. Con l ’estensione delle leggi ge­
nerali al mondo storico si toglie alla provvidenza ogni capacità operati­
va indipendente dalle
occasiones
34. Vico dunque sa benissimo che l ’oc­
casione è tanto importante quanto la causa: è per questo che il suo pen­
siero si rivela subito critico dell’orientamento giusnaturalistico. Certo,
rispetto all’ordine oligarchico costituito dai
patres
a difesa comune con­
tro le rivendicazioni della plebe, lo sviluppo sociale, in quanto sviluppo
della lotta e nella lotta per la condivisione, il pareggiamento (
exaequatio
)
delle
utilitates,
tende all’estensione dell’universalità, però ciò non impli­
ca mai il venir meno
deW’utilitas.
Dal punto di vista giuridico-economi-
co, la prima universalità è la proprietà dell’individuo, poi quella del
pa­
terfamilias,
ma in terzo luogo è lo stato (
respublica
), che nasce come unio­
ne dei patrimoni di tutti i
patres.
Se l ’uomo avesse continuato a vivere
32
G. Vico,
Principidi una Scienza nuova d’intorno alla comunenatura delle nazioni (1744),
in Opere, a cura di A. Battistini, Milano, 1990 (d’ora in poi Sn44), p. 548.
33 De uno, p. 61. Cfr. però Badaloni: «nel De Uno il concetto di provvidenza era il risul­
tato e la conclusione di un processo di ricerca che dalla molteplicità dei fatti giungeva alla uni­
cità del principio. Qui [nella Scienza nuova] invece il Vico, attinta coscienza di questa unicità,
sente la necessità di stabilire e giustificare dialetticamente il rapporto, presupponendo quasi
dogmaticamente il concetto di provvidenza ma cercando di dimostrare il suo contatto col sen­
so comune della umanità; anzi più che rapporto si potrebbe parlare di spezzettamento del
concetto di provvidenza nel senso comune dei popoli e delle nazioni a cui, si ricordi, si ridu­
ce ogni pensare umano. Il concetto di provvidenza è sorto nel De Uno per rispondere alla esi­
genza di dare un carattere di oggettività al pensare dell’uomo; ora questo carattere di ogget­
tività vuole riportarsi e ricalarsi in quel pensare umano di cui costituisce la oggettività; non
nel pensare individuale, che come tale è al di fuori della oggettività, ma nel pensare sociale
che accomuna un popolo ed una nazione, e che sprigiona da sé una sua sicura oggettività» (N.
BADALONI,
Il problema della grazia..., cit., p. 674).
34 Cfr. N.
BADALONI,
Introduzione a
G.
Vico, Operefilosofiche, cit., p. XXXVII: «L'ordo,
infatti, per la sua stessa interna necessità, per la ripetibilità (attraverso il tema del recursus)
non è più utilizzabile ai fini di una dimostrazione di prowidenzialità, che prescinda dalle cau­
se generali attraverso cui opera, cioè dalla necessità naturale».
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