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MARCO VANZULLI
isolato, come il bestione eslege, forse in breve tempo si sarebbe spento
il genere umano35. L’equità non comporta l ’abbandono del piano del­
l’utilità individuale, la quale conosce appunto questa estensione nel sen­
so della coincidenza
de facto
col piano dell’universalità per cui l’indivi­
duo congiunge il proprio utile con quello di una comunità sempre più
grande36. Ma è al consorzio sociale che si debbono infine tutti i beni del­
la vita37. La degenerazione socioculturale consiste proprio nel ritorno
delle civiltà più raffinate al primigenio egoismo dei bestioni, poiché, per
una serie di condizioni peraltro non ineluttabili, «tai popoli a guisa di
bestie si erano accostumati di non ad altro pensare ch’alle particolari pro­
pie utilità di ciascuno [...] nella loro maggiore celebrità o folla de’ cor­
pi, vissero come bestie immani in una somma solitudine d ’animi e di vo­
leri»38.
Ciò che accade qui, nella barbarie della riflessione, è ancora una coin­
cidenza di
ratio
e
utilitas
, ma di segno opposto rispetto a quella origina­
ria, nella misura in cui una
ratio
emersa del tutto dalla sua latenza sen­
so-fantastica - staccatasi dalle componenti sensibili e fantastiche della
personalità umana, e perciò divenuta sterile - sostiene una
utilitas indi­
viduale
tornata essa stessa a uno stato di latenza rispetto alla sua piena
inclusione nella socialità.
E significativo che nel
De uno
si utilizzi anche il concetto di
occasione
da
solo, disgiunto da quello di causa. Vi si dice che i romani sfruttarono nel
modo migliore le proprie
occasiones.
Innanzitutto, il fatto di sorgere pres­
so il potentissimo regno etrusco, ma circondati da tante piccole eppur va­
lorose repubbliche oligarchiche. Fu determinante poi la capacità di tra­
sformare la loro interna lotta sociale in potenza di conquista. Seppero in­
fatti mantenere in equilibrio il conflitto sociale, ordinandolo con le leggi,
evitando sia la tirannide che la libertà popolare, e scongiurando così l’uso
35 De uno, p. 129.
36 «It must be emphasised that this involves no appeal to some absolute or ahistorical stan­
dard of justice. On thè contrary, thè people of any historical period will have inherited, in their
positive law, thè embodiment of an historicised ideal of thè equitable. If that no longer seems
adequate to thè situation, any new changes must start from that point and be seen to be more
equitable in thè new circumstances [...] it would seem that Vico holds that all nations will ha­
ve a history in which their legai structures exhibit a common pattern of development in re­
sponse to a common set of ideas about what is just or equitable in thè circumstances at any gi-
ven stage. It might, indeed, look as though this ideal exists as some sort of historicised Plato-
nic Idea, becoming ever more accessible as men grow more rational and more capable of gra-
sping it. This is not, however, what Vico means» (L.
P
ompa
,
Vico. A Study ofthè «New Scien­
ce», Cambridge, 19902, pp. 189-190).
37 De uno, p. 129.
38 Sn44, p. 967.
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