SULLA RELAZIONE DI IDEALE E FATTUALE, DI METAFISICA E STORIA
209
interno della forza, la guerra civile, dovendo però continuamente utilizza­
re la forza medesima in guerre di conquista che ne determinarono la gran­
dezza tra i popoli. Si tratta di
occasiones
congiuntesi e prudentemente am­
ministrate. Non c’è altro che
Voccasio,
l’incontro delle condizioni favore­
voli, della
fortuna
machiavelliana, a dare la
ratio
del fenomeno studiato, in
questo caso le ragioni del successo dei romani nel conquistare
Yorbis terra-
rum
39. La
ratio
della storia sociale è data dall’incontro di
occasiones
e
natu­
ra
delle cose, vale a dire dalla
spiegazione logico-storica
che dispone una co­
stellazione di fattori in una relazione causale di valore generale. Vale a mag­
gior ragione l’esempio dei campani, dei numantini e dei cartaginesi. Si trat­
ta di popoli che Vico usa citare insieme, perché sono quelli che avrebbero
potuto fermare la nascente potenza romana e sostituirsi ad essa. Ed è pro­
prio questo il punto. Perché ciò non accadde? Nella
Scienza nuova,
Vico
fornisce delle motivazioni poco soddisfacenti dal punto di vista storico: i
capuani «furono prevenuti dalla mollezza del cielo e dall’abbondanza del­
la Campagna felice»; i cartaginesi «furono prevenuti dalla natia acutezza af-
fricana che più aguzzarono coi commerzi marittimi»; più interessante, per­
ché tocca il tema della relazione tra differenti corsi storici, la ragione ad­
dotta per i Numantini, che «sul loro primo fiorire dell’eroismo furono op­
pressi dalla romana potenza»40, e ciò li fa un
analogon
degli americani con­
quistati dagli europei41. Nel
De uno,
0 discorso è più generale, Vico non si
dà la pena di ricercare il motivo specifico della sconfitta con i romani subi­
ta da ciascuna di queste civiltà, ma osserva soltanto che se esse avessero avu­
to le stesse occasioni dei loro avversari, ci sarebbe rimasto oggi il diritto
campano, quello numantino o quello cartaginese42. Furono infatti le leggi
con cui i patrizi romani ordinarono il conflitto sociale che resero possibile
l’affermazione politico-militare della potenza imperiale. Le leggi ordinate
dai patrizi hanno del resto lo scopo di mantenere il più possibile gli antichi
costumi - i costumi sono sempre più antichi delle leggi - , il fondamento del
loro potere, e ciò costituisce la loro specifica
utilitas.
Se il mutamento non
si produsse mai per iniziativa dei
patres,
fu però la capacità dei patrizi ro­
mani di preservare le antiche condizioni del loro potere, a costituire a sua
volta il principale presupposto della potenza romana43. Nella misura in cui
39 De uno, p. 147. Cfr. ugualmente, a proposito della Scienza nuova prima, N.
BADALONI,
Il problema del ‘factum’ nel mondo vichiano, in «Clio» IV (1968) 3-4, p. 391.
40 Sn44, pp. 953-954.
41 G. Vico, La Scienza nuova 1730, a cura di P. Cristofolini con la collaborazione di M.
Sanna, Napoli, 2004, p. 369. Cfr. anche Sn44, p. 956.
42 De uno, pp. 147-149.
43 Ibid., p. 171.
1...,199,200,201,202,203,204,205,206,207,208 210,211,212,213,214,215,216,217,218,219,...402