SULLA RELAZIONE DI IDEALE E FATTUALE, DI METAFISICA E STORIA
211
dell
'universale
nesso di fattori che sta alla base della formazione degli im
peri. Per far ciò occorre unire il
vero
e il
certo,
dove il
certo
è, in questo
caso, la tradizione storica relativa a Roma, e il
vero
è proprio la
regola
di
questo accadere come combinatoria logico-storica delle
occasiones,
da
cui si desume il
fattore universale
(il
vero
appunto, la
storia ideal eterna),
ovvero la storia socio-culturale
ideale,
data in questo caso dal rapporto
tra la lotta di classe interna e la sua parziale soluzione attraverso le leggi
(le leggi agrarie innanzitutto). Soluzione
parziale,
perché richiede
al tem
po stesso
che queste forze vengano sviate nella guerra di conquista. Di
qui la grandezza di Roma (il
certo,
il
particolare)
è spiegata attraverso la
determinazione di un fattore socio-culturale universale (il
vero, Xeterno).
Causa
e
occasiones
giungono adesso davvero a coincidere. E, per esem
pio, il conflitto sociale, ovvero la lotta delle
utilitates,
a determinare, nel
modo del
pactum,
il mutamento della forma di governo. Il
pactum
è un
contratto in cui gli interessi sociali si fissano come nuovi rapporti di po
tere. Esso comprende innumerevoli casi, potendo dar vita a moltissime
combinazioni di governi misti46. Certo, è evidente che l’occasione non è
la causa. L’occasione è ciò che dà alla determinazione dello sviluppo so
ciale quella specifica espressione di una forza o potenzialità. Tuttavia, in
Vico l ’uso di tale coppia non risponde alla medesima strategia male-
branchiana. Si tratta qui di due differenti livelli dell’agire sociale - indi
viduale e collettivo, utilitaristico e civilizzatore - , e non di due differen
ti piani ontologici. Senza contare il fatto che la società non è l’esecuzio
ne di un piano razionale, ma qualcosa che si produce spontaneamente,
con
leggiproprie,
rispetto al piano delle intenzioni umane, rispetto al me
ro piano delle utilità, che una «divina mente legislatrice» trasporta dal
piano immediato delle solitudini bestiali a quello degli ordini civili47. La
distinzione malebranchiana del
De uno
tra causa e occasione viene dun
que pian piano abbandonata. La teleologia di una ragione latente che si
deve affermare, di una
vis veri
che è causa, occasionata dal movimento
della società, decade quando l’opera di Vico, a partire dalla sua base giu-
ridico-giusnaturalistica, assume a proprio oggetto fondamentale la
dy
namis
sociale (le
nazioni).
Ne è segno una concezione che nega il pro
gresso, l’emergere della ragione è sempre esposto al rischio del suo ve
nir meno. Se, ad esempio, da un lato il diritto dei popoli tende ad avvi
cinarsi al diritto naturale, in virtù dello sviluppo verso un’età della «ra
gion umana tutta spiegata»48, è vero altresì che il rischio del venir meno
46 Cfr. De uno, pp. 213-215.
47 Cfr. Sn44, p. 497.
48 De uno, p. 163.