SULLA RELAZIONE DI IDEALE E FATTUALE, DI METAFISICA E STORIA
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dell
'universale
nesso di fattori che sta alla base della formazione degli im­
peri. Per far ciò occorre unire il
vero
e il
certo,
dove il
certo
è, in questo
caso, la tradizione storica relativa a Roma, e il
vero
è proprio la
regola
di
questo accadere come combinatoria logico-storica delle
occasiones,
da
cui si desume il
fattore universale
(il
vero
appunto, la
storia ideal eterna),
ovvero la storia socio-culturale
ideale,
data in questo caso dal rapporto
tra la lotta di classe interna e la sua parziale soluzione attraverso le leggi
(le leggi agrarie innanzitutto). Soluzione
parziale,
perché richiede
al tem­
po stesso
che queste forze vengano sviate nella guerra di conquista. Di
qui la grandezza di Roma (il
certo,
il
particolare)
è spiegata attraverso la
determinazione di un fattore socio-culturale universale (il
vero, Xeterno).
Causa
e
occasiones
giungono adesso davvero a coincidere. E, per esem­
pio, il conflitto sociale, ovvero la lotta delle
utilitates,
a determinare, nel
modo del
pactum,
il mutamento della forma di governo. Il
pactum
è un
contratto in cui gli interessi sociali si fissano come nuovi rapporti di po­
tere. Esso comprende innumerevoli casi, potendo dar vita a moltissime
combinazioni di governi misti46. Certo, è evidente che l’occasione non è
la causa. L’occasione è ciò che dà alla determinazione dello sviluppo so­
ciale quella specifica espressione di una forza o potenzialità. Tuttavia, in
Vico l ’uso di tale coppia non risponde alla medesima strategia male-
branchiana. Si tratta qui di due differenti livelli dell’agire sociale - indi­
viduale e collettivo, utilitaristico e civilizzatore - , e non di due differen­
ti piani ontologici. Senza contare il fatto che la società non è l’esecuzio­
ne di un piano razionale, ma qualcosa che si produce spontaneamente,
con
leggiproprie,
rispetto al piano delle intenzioni umane, rispetto al me­
ro piano delle utilità, che una «divina mente legislatrice» trasporta dal
piano immediato delle solitudini bestiali a quello degli ordini civili47. La
distinzione malebranchiana del
De uno
tra causa e occasione viene dun­
que pian piano abbandonata. La teleologia di una ragione latente che si
deve affermare, di una
vis veri
che è causa, occasionata dal movimento
della società, decade quando l’opera di Vico, a partire dalla sua base giu-
ridico-giusnaturalistica, assume a proprio oggetto fondamentale la
dy­
namis
sociale (le
nazioni).
Ne è segno una concezione che nega il pro­
gresso, l’emergere della ragione è sempre esposto al rischio del suo ve­
nir meno. Se, ad esempio, da un lato il diritto dei popoli tende ad avvi­
cinarsi al diritto naturale, in virtù dello sviluppo verso un’età della «ra­
gion umana tutta spiegata»48, è vero altresì che il rischio del venir meno
46 Cfr. De uno, pp. 213-215.
47 Cfr. Sn44, p. 497.
48 De uno, p. 163.
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