SULLA RELAZIONE DI IDEALE E FATTUALE, DI METAFISICA E STORIA
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re filosofico risulta più nettamente svincolata dall’astrattezza dei
diritti na­
turali
giusnaturalistici, e il pensiero dei filosofi, pur esprimendo certo la ra­
gione naturale, corrispondente alla
giurisprudenza benigna
e alla piena
equità giuridica, appare
in toto
risolto nel proprio processo socioculturale,
il senso filosofico ricondotto alla propria fonte nella genesi civile. E il caso
delle dottrine morali e metafisiche di Solone, Socrate e Platone59.Vi è un’ap­
plicazione dei nuovi principi metodologici, per cui finora «i filosofi han me­
ditato sulla natura umana incivilita già dalle religioni e dalle leggi, dalle qua­
li, e non d’altronde, erano essi provenuti filosofi, e non meditarono sulla
natura umana, dalla quale eran provenute le religioni e le leggi, in mezzo
alle quali provennero essi filosofi»60. La filosofia appare così come docu­
mento etnografico, che indica un livello della realtà sociale, connesso al
mondo civile con la sua lotta socio-politica, da cui non può essere separa­
ta, pur potendosi ammettere una certa sua autonomia, per così dire di se­
condo grado. In generale, la filosofia è senz’altro da interpretare come la
parte finale del movimento storico dalla sapienza volgare alla sapienza ri­
posta, nel cui legame indissolubile Vico vede la fecondità del sapere61. Tra
De uno
e
Scienza nuova
, non vi è dunque contrasto, ma si verifica una tran­
sizione da un’opera in cui l’influenza giusnaturalistica è in parte ancora non
ricomposta e in cui è dominante l’impostazione giuridica a un’opera in cui
gli stessi contenuti sono riorganizzati e collocati su di un piano antropolo­
gico, di più ampio respiro conoscitivo, in cui si stabiliscono distintamente
i livelli delle scienze nelle loro connessioni strutturali62. Anche nel
Diritto
59 Cfr. Sn44, pp. 594-595.
60 G. Vico, Principi di una scienza nuova intorno alla natura delle nazioni (1725), in Id.,
Opere, cit. (d’ora in poi Sn25), p. 990.
61 Cfr. su ciò il seguente giudizio di Franco Amerio: «C’è dunque una sapienza riflessa o ri­
posta che si sviluppa sulla base della riflessione e della critica e c’è una sapienza volgare o spon­
tanea in cui si dispiega immediatamente e naturalmente l’umana ragione. [...] c’è una sapienza
filosofica e una sapienza volgare. E tra le due più importante questa di quella. [...] deve la sa­
pienza riflessa seguire la sapienza spontanea; e, poiché questa ha fatto la civiltà dei popoli, quel­
la, ove se ne scosti, non potrà che fame l’imbarbarimento e l’inciviltà [...]. Compito della filo­
sofia è quello di confermare e sviluppare, secondo l’esigenza critica, il contenuto della sapienza
volgare» (F.
A
merio
,
Introduzione allo studio di G. B. Vico, Torino, 1947, pp. 114-125).
62Cfr. V. Hosle, Rechi undGeschichtebeiGiambattista Vico, inZurRekonstruktionderprak-
tischen Philosophie. Gedenkenschriftfiir Karl-Heinz Ilting, hgrs. von K. O. Apel, Stuttgart-Bad
Canstatt, 1990, pp. 389-417, in cui si rileva la crescita epistemologica dal Diritto universale alla
Scienza Nuova sia dal punto di vista giuridico che dello studio delle civiltà. Mark Lilla vede nel
De uno il carattere tipico di molti dei primi trattati moderni sul diritto naturale, cioè lo stare in
modo poco armonico tra la tradizione metafisica della legge naturale cattolica e il nuovo realismo
della scienzamoderna (cfr. M.
L
illa
,
Vico: thèmakingofan anti-modern, Cambridge, Mass-Lon-
don, 1993, p. 104). Il mutamento che avviene tra Diritto universale e Scienza nuova è stato anche
rilevato, sotto il profilo linguistico, da Mario Fubini, che rilevava che al latino del Diritto univer-
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