SULLA RELAZIONE DI IDEALE E FATTUALE, DI METAFISICA E STORIA
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corre però tenere a mente che il
certum
è parte del
verum,
e la
ratio civilis
sgorga dalla stessa
ratio naturalis,
e perciò anche le «corruptissimae civi­
tates» in forza dell’ordine civile stesso si conservano65. Ciò, nella
Scienza
nuova,
entrerà pienamente a far parte di una dialettica tutta interna all’or-
io
civilis
medesimo, che raggiungerà così dei momenti culminanti, il cui
equilibrio sarà peraltro difficilmente mantenibile. La
Scienza nuova prima
porta ancora nel titolo traccia del passaggio dalla questione giusnaturali­
stica e romanistica, che Vico affronta congiuntamente e non separa, del di­
ritto naturale delle genti alla più ampia impostazione antropologica fina­
le. Il suo titolo è infatti:
Principi di una scienza nuova intorno alla natura
delle nazioni per la quale si ritrovano i principi di altro sistema del diritto
naturale delle genti.
Ma è appunto già un «altro sistema», una «scienza
nuova»66.
La trasformazione in senso antropologico dell’impresa iniziatasi col
Diritto
universale
ha il suo fulcro nell’elaborazione dell
'etàpoetica,
della
sapienzapoe­
tica.
E questo il carattere che nelle opere giuridiche non riveste ancora la rile­
vanza e la centralità che avrà nella
Scienza nuova,
dove assume la funzione tra­
sformatrice, dal punto di vista della riorganizzazione del materiale già presen­
te, verso la scienza della «comune natura delle nazioni». La sua azione sinteti­
ca consiste proprio in quella capacità di fusione di universale e individuale che
il
De uno
non riusciva in nessun ambito a comporre pienamente67. Rispetto al
nuovo piano raggiunto, appare non più congrua un’affermazione quale quella
per cui l’essenza eterna della ragione, lo
ius naturae,
non può essere smentita
dai «barbarorumgentiumabsurdi mores». Agisce qui ancora un’influenza giu­
snaturalistica, che poi dovrà attenuarsi ed essere risolta nel nuovo ordine di di­
scorso. E comunque vero che le premesse della nuova scienza sono già tutte
presenti nel
Diritto universale
: se da un lato, infatti, lo
ius naturale
è metastori­
co, il principio della scienza giuridica è ricercato sia per deduzione, dalle nor­
me del diritto razionale, sia per induzione, attraverso gli ordinamenti storici. È
65 Ibid., p. 201.
66 Riccardo Caporali ha notato la nitidezza di questo passaggio e ha stigmatizzato il ten­
tativo, da parte cattolica, di sovrapporre alla Scienza nuova la griglia teoretica che regge il Di­
ritto universale', «risolta nel Diritto universale la teoria, alla Scienza nuova non resta che l’ori­
ginalità della pratica; là la metafisica, qui la storia» (R.
CAPORALI,
Heroes gentium. Sapienza
politica in Vico, Bologna, 1992, p. 148).
67 Secondo Stefano Velotti, l’«arte critica» vichiana, che sta in mezzo tra la necessità
della ragione e la contingenza della storia nasce dal cuore della difficoltà su cui era fallito il
Diritto universale: essa «non potrà più contare sulla distinzione netta tra fatti e principi, né
sulla loro identità, né infine sulla disponibilità di un ‘regolo eterno’, e dovrà tuttavia met­
tere in atto un proprio rigore un proprio ‘criterio’», che si costruirà attorno alla «chiave
maestra» della Scienza nuova, la dottrina degli universali fantastici, la «sapienza poetica»
(VELOTTI,
op. cit., pp. 69-70 e 106-107). Cfr. anche N.
BADALONI,
Il problema della grazia...,
cit., p. 676.
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