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MARCO VANZULLI
questa la strada che prevale infine nel
De uno
, la cui caratteristica è di ricerca
re lo
jus naturale vel gentium
nella
natura delle nazioni,
partendo dai
costumi
umani,
dalle
umane necessità
o
utilità,
del
senso comune
delle nazioni68.
Nel
De uno,
Vico tende a vedere principalmente nella
legge, ncWor
dine politico,
come unione degli ordini civile e naturale, l ’incontro, il
compromesso, tra
verum
e
certum®.
Il diritto è allora la chiave che dà
accesso al mondo civile nella sua pienezza, come è attestato ancora chia
ramente nella
Scienza nuova prima
: «se avessimo la storia delle antiche
leggi de’ popoli, avremmo la storia de’ fatti antichi delle nazioni», se ne
può infatti fare il centro di una ricostruzione, una volta stabilito che «dal
la natura degli uomini [escono] i loro costumi, da’ costumi i governi, da’
governi le leggi, dalle leggi gli abiti civili, dagli abiti civili i fatti costanti
pubblici delle nazioni»70. Però la nuova scienza vichiana - pur avendo
avuto nella riflessione giuridica una delle sue fonti generatrici - in quan
to scienza delle scienze umane, scienza ordinante il materiale
filologico,
nell’accezione amplissima che il termine
filologia
ricopre in Vico, scien
za fondatrice, contenente i
principi primi
delle discipline del suo domi
nio, comprende in sé i principi stessi della scienza giuridica. In effetti,
l ’impianto giuridico del
Diritto universale
riceverà concretezza venendo
ampliato e trasformato in senso antropologico71. Il contenuto delle due
68 Cfr. B.
D
onati
,
Nuovi studi sulla filosofia civile di G. B. Vico, Firenze, 1936, pp. 428-
430. Mentre nella Scienza nuova Vico sceglie di ricostruire la storia sulla base delle lotte so
ciali (cfr. N.
BADALONI,
Introduzione a Vico, Roma-Bari, 20015, pp. 61-62). Cfr. però Giarriz-
zo che ritiene il Diritto universale «l’esito imponente di un travaglio intellettuale complesso,
che attende ancora il suo storico», così come contesta la «tesi balorda del ‘superamento’ vi
chiano del Grozio»
(G . GlARRIZZO,
La politica di Vico, in Vico, la politica e la storia, Napoli,
1981, pp. 98-99). Cfr. anche
CAPORALI,
op. cit., pp. 69-72 e 147-154. È comunque da tenere
in qualche conto ciò che Vico dice nell’Autobiografia-, «Gli dispiacciono i libri del Diritto uni
versale, perché in quelli dalla mente di Platone ed altri chiari filosofi tentava di scendere nel
le menti balorde e scempie degli autori della gentilità, quando doveva tener il cammino tutto
contrario, onde ivi prese errore in alquante materie [...]. Tutto ciò fu nella Scienza nuova se
conda emendato» (Vita di Giambattista Vico scritta da se medesimo, in Opere, cit., p. 79).
69 De uno, p. 201.
70 Sn25, p. 1083.
71 Si veda a tale proposito anche quanto scriveva Benvenuto Donati: «Il Diritto universale
[...] è una ricostruzione dei sistemi etico-sociali sotto la particolare luce della esperienza giuri
dica [...]. HDiritto universale sarebbe un’opera incompiuta, se non trovasse la sua integrazio
ne in una scienza sulla natura delle nazioni; che sappia risalire ai principi dell’umanità, espressi
in un diritto naturale delle genti. Tale il tema della vichiana Scienza nuova-, che è dunque distin
to, e insieme coordinato, rispetto al tema del Diritto universale. In una visione del processo sto
rico e della sua legge di sviluppo si insinua la presentazione di un diritto, chiamato a una fun
zione correlativa alle necessità della vita in comune; e pertanto conviene determinare la diretti
va, più piena e ideale, nell’adempimento di questa funzione»
(DONATI,
op. cit., pp. 8-10).