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GIUSEPPE CACCIATORE
riferimento alle posizioni di Hayden White35 - non più rappresentazio
ni da unità di senso costruite fuori della storia e fuori dalla storiografia
(una vera e propria applicazione del
facere
vichiano, giacché il lavoro de
gli storici finisce con l’essere costruzione e creazione di storia), ma veri
e propri stili narrativi che impongono un reale pluralismo di prospetti
ve nel rapporto di continuo scambio tra lo storico e il suo pubblico.
In questo quadro riprendono forza e significato, vichianamente, le
unità di senso fornite non da presupposti metafisici o essenzialistici, ma
dalle figure retorico-poetiche, in grado di esporre e narrare gli eventi e
di inserirli in una prospettiva ermeneutica come orientamento com
prendente di ciò che altrimenti resterebbe nella sua assoluta frammen
tarietà. La consapevole presa di distanza che tutta la linea dello storici
smo critico-problematico (da Humboldt a Dilthey, fino a Piovani) ha
sempre attivato nei confronti di ogni riduzionismo, prima positivistico e
poi strutturalistico, della conoscenza e della scienza storica, ha certa
mente significativi tratti di affinità - il che non significa assimilazione del-
l’una con l’altra - con la linea sviluppata da quei teorici del narrativismo
(da White a Ricoeur, ma non si sbaglierebbe ad aggiungere ad essi il Cro
ce della memoria del 1893 sulla
Storia ridotta sotto il concetto generale
dell’arte)
che hanno sottratto il dato storico tanto alla linearità di un pro
cesso predeterminato negli schemi del pensare o nei ‘meta-racconti’me
tafisici e ideologici, quanto alla pretesa oggettività dell’evento che esau
risce il suo arco di vita nell’accaduto. In questo senso, si può dire, per
entrambe le posizioni, che la storia si fa consapevolmente storiografia,
ma non nel senso dell’invenzione del fatto che resta tale nella sua eve
nienza specifica, ma in quello della possibilità continua della sua co
struzione e ricostruzione nel racconto dello storico. Insomma, la forma
narrativa della storia - come già insegnava Vico - è il percorso privile
giato attraverso il quale diventa pienamente visibile e sperimentabile il
senso filosofico del fare, del suo dinamico trascorrere da elemento fon
dante della costituzione storico-antropologica dell’umanità a strumento
di comprensione del senso e del significato della storicità.
La mia conclusione, allora, è che la straordinaria vitalità dei concetti vi
chiani di universali fantastici e sapienza poetica, vada ben oltre la latitudi
ne dei problemi connessi al ruolo della fantasia e del mito nella ricostru
zione storica delle origini e si ricostituisca, piuttosto, come una delle possi
bili (dunque non l’unica) modalità di comprensione dell’esperienza etica,
35 Cfr. H.
WHITE,
Retorica e storia
, tr. it. Napoli, 1973. Ma cfr. anche il saggio su
Histori-
cism, History, and thè Imagination,
in Id.,
Tropics ofDiscourse. Essays in Cultural Criticism
,
Baltimore, 1978.