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ANTONIO GISONDI
chissimo lavoro di ricerca degli ultimi decenni, concentrato in prevalen­
za, però, sulle grandi personalità o sui grandi filoni tematici. E anche que­
sti, nonostante gli ottimi risultati raggiunti, appaiono spesso indagati nel­
la prospettiva di quelle categorie destoricizzate.
La formazione filosofica e teologica, aristotelico-tomistica, di Torno
matura nel Collegio napoletano di San Tommaso, alla fine degli anni Ot­
tanta del Seicento, quando la cultura scentifico-naturalistica napoletana
(forgiatasi e affermatasi grazie alla diffusione del metodo
sperimentale-
investigante,
di Gassendi e del primo cartesianesimo
fisico)
si avvia a su­
bire la nascente lettura
dualistica
e
ortodossa
di Cartesio, in coincidenza
con il
processo agli ateisti
(1688-1693). Gli anni della prima formazione
di Torno, quindi, sono quelli che vedono il profilarsi della lettura men-
talistico-metafisica, platonizzante e poi malebranchiana di Cartesio, il ri­
torno ad Aristotele e il depotenziamento della tensione scientifica gali­
leiana e investigante. Le accese dispute di fine secolo tra il gesuita De Be­
nedictis (Aletino) e Costantino Grimaldi, al di là della complessità in­
terna allo stesso cartesianesimo di quest’ultimo, esprimono fedelmente
la nuova dialettica culturale. Il rapido richiamo alla specificità di qual­
che aspetto di quell’importante dibattito - ampiamente e variamente ri­
costruito, in tutte le sue valenze, da studi ormai classici (di De Giovan­
ni, Piovani, Badaloni, Ajello, Galasso, Comparato, Torrini, Agrimi, Giar-
rizzo, Ferrone, Nuzzo) - è fatto, in questa sede, essenzialmente per sot­
tolineare la quasi totale estraneità ad esso del ‘tomista’ Torno. A questo
scopo si congiunge l’altro di sottolineare che la formazione degli altri
protagonisti, chiamati direttamente in causa dalla sua esperienza, avvie­
ne (a distanza di dieci anni per Galiani, di venti per Cusani, de Liguori,
e Sarnelli, così come ancora dopo per Genovesi) proprio nel clima filo­
sofico orientato, in particolare, da quella lettura
ortodossa
fortemente
dualistica
di Cartesio. Questa consente di affrontare la rifondazione del­
le scienze e l ’indagine
antropologico-politica
e
civile,
liberate da pericoli
sensistico-meccanicistici o materialistico-atei, perché garantite dal rassi­
curante primato direttivo della ‘mente’5.
Il
contraddittorio fervore per i ‘moderni’, nonostante la loro larga dif­
fusione e incidenza nell’indagine critica e scientifica, non ha affatto in­
teressato Giulio Torno che, avvicinato sin da giovane al tomismo dal suo
5
Per questa lettura del dibattito filosofico, politico e scientifico sviluppatosi intorno a
Cartesio e ai ‘cartesianesimi’ nella cultura napoletana del primo Settecento vedi E. Nuzzo,
Verso la «vita civile», Napoli, 1984. Ma vedi anche R.
AjELLO,
Cartesianesimo e cultura oltre­
montana al tempo dell’«Istoria Civile», in Pietro Giannone e il suo tempo, a cura dello stesso,
2 voli., Napoli, 1980, voi. I, pp. 4-181, e E
L
omonaco
,
Diritto naturale e storia. Note su Gra­
vina e Vico, in «Archivio di storia della cultura» XIII (1980), pp. 27-51.
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