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ANTONIO GISONDI
scolastiche ma specialmente antirazionalistiche, dà conto anche dell’ori­
ginale difesa della
filosofia esperimentale.
Si tratta, cioè, di riconoscere la
fecondità conoscitiva della
ragione naturale,
fatta da de Liguori pro­
grammaticamente nel 1762, con
Verità della Fede
e, poi, con l’adozione
dei manuali di filosofia di autori ‘cartesiani’, sebbene moderati, Pour-
chot (Pourchotius) e Fortunato da Brescia, che negli stessi anni, da ve­
scovo, promuove nel Seminario di Sant’Agata dei Goti. Così, pure, si
spiega la notevole attenzione all’orientamento critico sviluppato dal
«dotto Genovese» nella
Metaphisica,
espressa da Alfonso già nella
Bre­
ve dissertazione
del 1756.
Celestino Galiani (1681-1753), l ’altro ecclesiastico protagonista (co­
me Torno ma con orientamento teologico e scientifico opposto) della cul­
tura napoletana del primo Settecento, difende, agli inizi della sua attività
di Cappellano Maggiore, nel gennaio del 1732, l ’edizione completa (1725)
delle
Discussioni
di Costantino Grimaldi. Quest’ultimo qui «difende non
solamente la teologia metodica o dogmatica sia la migliore e più utile al­
la chiesa che non la pura scolastica, ma difende anche la filosofia dei mo­
derni filosofi e precise di Cartesio sia migliore e più utile della filosofia di
Aristotele insegnata dai volgari scolastici». Galiani, cioè, sembra voler le­
gittimare subito sia il riconoscimento della feconda valenza critica e rifor­
matrice (anche teologica) di questo cartesianesimo ‘ortodosso’, sia sotto-
lineare con decisione la sua diversità rispetto al persistente formalismo
aristotelico-tomistico, professato autorevolmente proprio da Torno14.
Questi, infatti - come riporta il non benevolo Nicolini - coglie subito,
con lucida consapevolezza, che con l’arrivo a Napoli dell’ «ateo» ed «ere­
tico discepolo di Costantino Grimaldi» il livello del confronto assumeva
nuove, più audaci e pericolose forme in quanto più convincenti e auto­
revoli. Pertanto insinua in Clemente XII queste sue considerazioni e i ti­
mori della curia napoletana, fugati, per fortuna di Galiani, con rassicu­
rante finezza dall’amico cardinale Davia15.
14 Vedi
A
rchivio
di
S
tato
di
N
apoli
(d’ora in poi abbreviato con ASN), Cappellano
Maggiore, Relazioni, fase. 720, 17 febbraio 1732, dove, a conferma di lungimirante accortez­
za, conclude: «nulla importa ai diritti del sovrano né alla quiete e tranquillità dello stato che
si difende la filosofia del Cartesio esser migliore di quella di Aristotele, la teologia metodica
o sia dogmatica migliore di quella scolastica».
15 Per queste «insinuazioni» di Torno sull’«ateo» Galiani vedi F.
NlCOLINI,
Un grande
educatore italiano. Celestino Galiani, Napoli, 1951, p. 81. Ma vedi ora P.
ZAMBELLI,
Prime ini­
ziative di un Cappellano Maggiore. Una lettera inedita di Celestino Galiani, in questo «Bollet­
tino» VII (1977), pp. 113-122, che pubblica la lettera di ringraziamento di Galiani al Davia,
del 12 dicembre del 1732, per aver «dissipato le mensogne e le calunnie del noto uomo dab­
bene e pieno di carità cristiana inverso del suo prossimo».
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