A PROPOSITO DI UN TEOLOGO E GIURISTA DEL SETTECENTO
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La metodologia storico-critica, inoltre, è adottata dai filosofi e giu­
risti ‘cartesiani’ con l ’esigenza di una profonda e sincera fede religio­
sa, liberata da sovrapposizioni formali e autoritarie. La loro è, spesso,
una religiosità vissuta anche con zelo, per la partecipazione all’espe­
rienza di fede e di intensa spiritualità tutta interiore vissuta da padre
Antonio Torres nella congregazione dei Pii Operai, con una sensibilità
poi combattuta e condannata dalla Curia perché sospettata di ‘quieti­
smo’. Giannone, come è noto, ricorderà
neWAutobiografia
che quella
spiritualità insegnava «la vera e solida morale cristiana [ ...] e il rifiuto
di alcune varie superstizioni pagane e farisaiche piuttosto che evange­
liche e cristiane».
In questi stessi anni, i tre ‘avvocati’ - poi sacerdoti - sono presenti
e attivi, invece, nella Congregazione, detta degli
Illustrissimi o
delle
Apostoliche Missioni. In questa, aperta alla valenza antiaristotelica del­
la ragione cartesiana, tanta parte del laicato aristocratico si forma ad
una pratica di apostolato e di carità missionaria, considerata uno dei
mezzi e dei doveri del credente per arginare i mali materiali e spiritua­
li. Sin dalla nascita di questo importante sodalizio, nel 1646, il suo fon­
datore, padre Sansone Carnevale, si era posto, infatti, il compito di
«isbarbare le formalità» e «ripulire gli studi teologici in una più culta
maniera»; di emulare, come ha ricordato lo Sparano, il rinnovamento
investigante
contro la sclerotizzata tradizione teologica aristotelico-to-
mistica.
L’esperienza culturale di Torno si colloca, quindi, sin dalla sua for­
mazione, in un quadro, anche interno alla Chiesa, di mobilità e di con­
trasti di idee, di metodi e di finalità della ricerca che interagiscono
con gli ultimi momenti del moto investigante e con l ’affermarsi della
lettura dualistica-ortodossa e, nello stesso tempo, critico-antiscola-
stica di Cartesio. A questa, però, Torno stesso, come abbiamo visto,
dichiara di essere e voler restare estraneo, in quanto legato al tomi­
smo.
Accogliendo il rilievo e l ’invito di Costa, l ’indagine sull’importante e
complessa esperienza di Torno invoca, perciò, la contestuale attenzione
anche per quella degli altri due avvocati-sacerdoti. Ma una ricostruzio­
ne, o anche solo un contributo alla comprensione di parte del ‘glorioso
Settecento’, richiede di tener conto di altre esperienze e percorsi intel­
lettuali e sacerdotali che, in quello stesso quadro mosso e articolato, ma­
turano in parallelo e, nello stesso tempo, in opposizione alle prime. Si
tratta di esperienze culturali elaborate da personalità - ben note alcune,
come Celestino Galiani e Antonio Genovesi - segnalate anche da Ajel-
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