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ANTONIO GISONDI
problemi e momenti della cultura ecclesiastica, si contribuisce, anche, a
cogliere quella specificità napoletana e meridionale, non riduttivamente
intesa, del
secolo dei lumi,
come auspicato da tempo da Giarrizzo, Ga
lasso, Ferrone. Tutto ciò vale se quelle indagini sono svolte rispettando
la specificità nonché il dinamismo intrinseco e prospettico, che proma
nano dai soggetti o fenomeni individuati e studiati. E una specificità che
va persa, invece, se l ’oggetto più o meno originale o inedito della ricer
ca diventa tale solo in quanto ridotto a ‘momento’, ‘fase’, ‘aspetto’ più o
meno significativo dell’ampia ricostruzione di auliche, ma spesso malin
tese, categorie storiografiche quali appunto la centralità di Vico e di
Il
luminismo,
di
previchismo
o
preilluminismo,
di
giansenismo
o
probabili
smo,
di
giacobinismo
o
riformismo.
Emerge, così, la problematica complessità, spesso sottovalutata o po
co conosciuta, di molti e intricati percorsi culturali settecenteschi che,
pur consapevoli, consenzienti, indifferenti o critici con importanti o no
te proposte e soluzioni variamente e/o vagamente ‘cartesiane’ o ‘vicina
ne’, ‘illuministiche’ o ‘riformatrici’, ne elaborano di proprie, dando vita
a diverse, molteplici forme, teoriche e pratiche, del divenire della ragio
ne critica moderna. Si tratta di percorsi rilevabili in ciascuna delle per
sonalità qui prese in considerazione, tutte maturate nello stesso ambito
temporale, culturale, politico e di fede religiosa di Torno.
Dal libro di Pacia emerge che Torno, come pure i suoi figli spirituali
e confratelli di Congregazione - i più giovani Sarnelli e de Liguori - di
fronte alla crisi di ogni ‘certezza’ e all’irrompere del pirronismo e dello
scetticismo si cimenta nell’immane compito di difendere e riaffermare il
primato del ruolo salvifico della Chiesa nella società alla luce del mes
saggio evangelico e della Rivelazione, ma a partire dai
lumi
della ragio
ne naturale. Sono, però,
lumi
diversi e divergenti da quelli teorizzati e
‘praticati’ da Galiani e dalle sue ‘pedine’ nell’elaborazione di una epi
stemologia critica sia in
rebus theologicis
che nelle scienze sperimentali,
in quelle storico-giuridiche e politico-morali.
E prioritario fissare, perciò, sia pure in sintesi, le profonde distinzio
ni interne allo stesso concetto di
lume
e di
ragione
che essi recepiscono
dalla tradizione, modificano o rielaborano a contatto con le molteplici
forme di cartesianesimo.
Da Torno esso è accolto secondo la dottrina tomistica che fa della
ra
gione naturale
un riflesso di quella
divina,
perciò in grado di cogliere la
razionalità divina
del Creato e allo stesso tempo di garantire l ’assolutez
za dommatica della Chiesa come
societasperfecta-,
dal de Liguori tale con
cetto è coniugato e aggiornato, in particolare, in
Verità della fede,
con la
specificità della
filosofia
della
lumière naturelle
cartesiana capace di fon-