A PROPOSITO DI UN TEOLOGO E GIURISTA DEL SETTECENTO
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dare la certezza ‘probabile’ della conoscenza per via
esperimentale
e, per­
ciò, di condurre razionalmente l ’uomo sino alle soglie del «tempio della
fede» e della Verità rivelata. Contro le esasperazioni malebranchiane, ri­
fiutate sulla scia della
Metaphisica
del «dotto Genovese»19, de Liguori
precisa inoltre che la Verità può essere colta nella sua assolutezza razio­
nale solo con l’ausilio dei
lumi divini,
lontani, però, spesso inattingibili
e persino irrilevanti ai fini della conquista della fede e della salvezza. Da
Galiani la
ragione
è definita nella feconda dimensione sperimentale ga­
lileiana, empirica lockiana ma anche matematizzante cartesiana-newto-
niana. Questa ragione critica è strumento utile altresì in
rebus theologi­
cis
e nelle indagini di storia ecclesiastica che egli insegna alla Sapienza in
Roma dalla metà del secondo decennio del secolo sulla scorta di un mo­
dello teorico definito nel
De usu et praestantia historiae ecclesiasticae in
studiis theologicis
(1718), ripreso da quello analogo di Le Clerc (1712).
Cusani, a sua volta, intende la
ragione,
di origine groziana, nella dimen­
sione storico-critica di
lume
‘rischiaratore’ dei ‘barbarismi’ interpolatisi
nei testi teologico-giuridici che egli stesso
legendo triverat.
Questi bar­
barismi hanno corrotto la purezza originaria del messaggio evangelico,
della primitiva costituzione apostolica della Chiesa, dell’autenticità ed
universalità eterna del
Corpus Juris.
Oltre questa sua dimensione critico­
ontologica, la
ragione
ha anche una specifica valenza
calcolante,
neces­
saria per promuovere sapere scientifico ‘pratico-civile’ riformatore. Per
Genovesi, la ragione è prima di tutto
canone
e
regolo naturale
che fonda
la sperimentale e razionale
scienza dell’io,
della morale e della società, di
Dio e del cosmo. Essa, perciò, ridicolizza le
teoriefantastiche del Gallus
metaphisicus
Malebranche e si rivela capace di ‘rischiarare’ anche le Ve­
rità rivelate. Sarebbe, infatti, ben strano,
inter maxima mala,
se gli uo­
mini, forniti del
lume
della
ragione
non sapessero poi intendere le
ragio­
ni
del Dio-Phos, principio
Fotico,
creatore e benefattore20.
Si tratta di divergenti vie di approccio alla conoscenza della Verità,
tendenti a riaffermarla o attraverso la ‘pura razionalità’ della Rivelazio­
ne e l’assolutezza del dogma, o avvicinandola col prudente ausilio della
ragione naturale, o liberandola da incrostazioni ed errori sedimentatisi
19 Cfr. la Dichiarazione che tiene l’autore intorno alla regola prossima delle azioni umane,
Napoli, Di Domenico, 1775, ora in Collezione di Opere Complete, Torino, Marietti, 1843, pp.
281-282. Ma vedi anche la Breve dissertazione contro gli errori dei moderni increduli, Napoli,
Di Domenico, 1756.
20 Per questi giudizi su Malebranche vedi A.
GENOVESI,
Elementa Metaphisicae, Napoli,
1761, t. II, Psysechesophia, p 171. Ma la polemica contro il Gallus Metaphisicus è presente in
tutti i quattro tomi; vedi Sulla conoscibilità della legge eterna da parte dell’uomo con gli altri
lumi, ibid., t. IV, De principiis legis naturalis, pp. 19-21.
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