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ANTONIO GISONDI
poletana. Il che emerge, ad esempio, proprio da un intervento chiarifi­
catore dello stesso Torno sui vari «gradi in certezza tra ragione naturale
e fede», fatto a proposito della
Metaphisica
genovesiana. E un interven­
to sottolineato dall’abate che ci ricorda, altresì, che nel mese di giugno
del
1 7 4 1
fu «grazie all’amicizia di tanto uomo» che potè «difendersi dal­
le prime accuse di eresia» mosse da altri ecclesiastici napoletani al suo
piano di Etica
25. È appena il caso di sottolineare, inoltre, che si tratta pro­
prio di quel suo
piano di un’etica
che, sottoposto direttamente a Cusani
nella primavera del
1 7 4 1
, da questi apprezzato e segnalato a Galiani, pro­
curò al giovane abate la cattedra di Etica nell’autunno successivo26.
Vissuto sempre con sofferta prudenza dagli opposti protagonisti, ma
innanzitutto con sapiente e riservata autorevolezza da Torno, questo di­
battito non appare facilmente all’esterno né dalle scelte o dai documenti
ufficiali27. Anche se solo parzialmente indicativa, in tal senso può essere
qui richiamata ancora ad esemplare la significativa modifica che Torno,
in qualità di revisore, propone di apportare alla
Istoria generale del Regno
di Napoli
dell’antigiannoniano abate Placido Troyli, trasformando l’af­
fermazione «delle ragioni che vanta la Santa Sede sul Regno di Napoli»
in «ragioni che possono spettare alla Santa Sede sul Regno di Napoli»28.
E certamente indicativa di ragioni da approfondire, ma più che suffi­
cienti a confermare la complessità del ruolo svolto dal teologo, è la sua scel­
ta di affidare a Giovanni Maria Della Torre la revisione ecclesiastica della
Lettera Apologetica
di Raimondo di Sangro nel gennaio del
1 7 5 1 .
Sia la cu­
ria romana che quella napoletana erano fortemente preoccupate della mi­
naccia costituita dalla
Lettera.
Il Segretario di Stato Cardinale Valenti e il
nunzio Gualtieri intervengono presso il Re per bloccarne la diffusione. Tor­
no affida, invece, la revisione al ‘fisico’ e ‘sperimentalista’ somascoDella Tor­
re, allievo di Galiani, amico di Genovesi, autore nel
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di una cartesiana
e newtoniana
Scienzadella naturageneraleeparticolare.
Questi naturalmente
nella
Lettera
del Principe non solo «non trova cosa alcuna che ripugni a’ Sa­
crosanti Dogmi di nostra religione», ma la ritiene anche «ripiena di ottime
e cristiane massime, e de’ veri, e sodi fondamenti della nostra credenza»29.
25 Cfr. P.
Z
ambelli
,
Laformazione,
cit., pp. 222, 267-268.
26 Cfr.
Vita di Antonio Genovesi,
in
Illuministi italiani,
t. V, cit., p. 54; ma vedi anche P.
ZAMBELLI,
La prima autobiografia,
cit., p. 667. Si può vedere dello scrivente,
Verità, ragione e
prassi,
cit., p. 186.
27 Per una documentatissima e ampia panoramica di questi dibattiti vedi R.
D
e
M
aio
,
So­
cietà e vita religiosa a Napoli nell’età moderna (1656-1799),
Napoli, 1971.
28 Vedi ASN,
Cappellano Maggiore, Relazioni,
fase. 728, f. 86r.
29 Cfr. R.
DE SANGRO,
Lettera Apologetica,
a cura e con introduzione di L. Spruit, Napo­
li, 2002, che alle pp. 217-220 riporta i testi delle due revisioni.
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