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ANTONIO GISONDI
zione del tempo è, appunto, uno dei modi di conoscenza del ‘grandioso
Settecento’. E così ancora: cogliere i motivi, dottrinari o meno, di diffi­
denza teologica o curiale e pratico-pastorale per le varie forme della na­
scente ragione critica moderna, nelle sue contraddittorie espressioni,
può aiutare, ad esempio, ad inquadrare meglio l ’enorme successo e la
contraddittoria ‘modernità’ della teologia e della prassi pastorale alfon-
siane. Dalla fine degli anni Sessanta queste furono utilizzate, infatti, dal­
la Corte per arginare i pericolosi effetti politici del ‘razionalismo’ e
delP‘irreligione’ ormai diffusi anche tra la plebe regnicola. La Corte fa­
vorisce ora e utilizza la predicazione missionaria delle Apostoliche Mis­
sioni perché, fondata su un uso fecondo in quanto
prudente
e
antirigori­
sta
della
ragione naturale
, riavvicina le plebi al messaggio evangelico e,
quindi, ad una sorta di disciplinamento chatechetico-religioso ma anche
politico-morale. E ciò nonostante che, sin dalle
Adnotationes
alla
Me­
dulla Theologiae
del Busembaum (1748) fino alla morte (1762), l’auto­
revolissimo segretario del Regno, il ‘papa Nicola’ Fraggianni, avesse mes­
so in guardia ministri e teologi di Corte contro i gravi pericoli per la sa­
cralità delle stesse fondamenta teologico-politiche del Trono derivanti
dall’ uso alfonsiano ‘benigno’ cioè ‘lassistico’ della ragione naturale e di
quella teologico-giuridica. Accusa mossa, però, non solo dal regalista
Fraggianni, ma anche dal fronte teologico rigorista agostiniano ad ope­
ra dell
'asper inimicus
Gian Vincenzo Patuzzi, domenicano. Persino di
‘epicureismo’, venne accusato, poi, da Pasquale Magli, canonico di Mar­
tina Franca, vecchio amico e collega di studi; accuse da questi rivolte già
con maggior intensità anche alla
Metaphisica
dell’altro amico e comune
allievo di Vico, Antonio Genovesi32.
Il senso di questi dibattiti interni alla cultura cattolica, specie sul con­
trastato rapporto ragione-Rivelazione, contribuisce in vario modo ad indi­
viduare aspetti non secondari e non accademici dei limiti e delle difficoltà,
degli entusiasmi o dei prudenti passi avanti che hanno frenato o incentiva­
to l’incerto e storicissimo divenire delle molteplici dimensioni teoriche e
‘pratiche’ della
ragione
e dei
lumi
nella specificità meridionale. È il caso, ad
32
Per le ‘accuse’ di Magli vedi P.
ZAMBELLI,
Tra Vico la scolastica e l’illuminismo: Pasquale
Magli,
in questo «Bollettino» I (1971), pp. 20-53; più intenso e aspro il confronto Patuzzi-de
Liguori: vedi A.
DOSITEO,
La causa delprobabilismo richiamata all’esame da Mons. D. Alfon­
so de Liguori e novellamente convinta difalsità. Dedicata a Mons D. Marcello Papiniano Cusa-
ni, già arcivescovo di Palermo,
Napoli, Di Domenico, 1764; della stessa opera Patuzzi-Dositeo
effettua presso Remondini a Ferrara, nello stesso anno 1764, anche una edizione identica de­
dicata però a Mons. Giuseppe Saporiti arcivescovo di Genova. Vedi A. M.
DELIGUORI,
Del­
l’uso moderato dell’opinione probabile,
Napoli, Di Domenico, 1762 e
Breve dissertazione del­
l’uso moderato dell’opinione probabile,
Napoli, Di Domenico, 1764.
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