236
ANTONIO GISONDI
zione del tempo è, appunto, uno dei modi di conoscenza del ‘grandioso
Settecento’. E così ancora: cogliere i motivi, dottrinari o meno, di diffi
denza teologica o curiale e pratico-pastorale per le varie forme della na
scente ragione critica moderna, nelle sue contraddittorie espressioni,
può aiutare, ad esempio, ad inquadrare meglio l ’enorme successo e la
contraddittoria ‘modernità’ della teologia e della prassi pastorale alfon-
siane. Dalla fine degli anni Sessanta queste furono utilizzate, infatti, dal
la Corte per arginare i pericolosi effetti politici del ‘razionalismo’ e
delP‘irreligione’ ormai diffusi anche tra la plebe regnicola. La Corte fa
vorisce ora e utilizza la predicazione missionaria delle Apostoliche Mis
sioni perché, fondata su un uso fecondo in quanto
prudente
e
antirigori
sta
della
ragione naturale
, riavvicina le plebi al messaggio evangelico e,
quindi, ad una sorta di disciplinamento chatechetico-religioso ma anche
politico-morale. E ciò nonostante che, sin dalle
Adnotationes
alla
Me
dulla Theologiae
del Busembaum (1748) fino alla morte (1762), l’auto
revolissimo segretario del Regno, il ‘papa Nicola’ Fraggianni, avesse mes
so in guardia ministri e teologi di Corte contro i gravi pericoli per la sa
cralità delle stesse fondamenta teologico-politiche del Trono derivanti
dall’ uso alfonsiano ‘benigno’ cioè ‘lassistico’ della ragione naturale e di
quella teologico-giuridica. Accusa mossa, però, non solo dal regalista
Fraggianni, ma anche dal fronte teologico rigorista agostiniano ad ope
ra dell
'asper inimicus
Gian Vincenzo Patuzzi, domenicano. Persino di
‘epicureismo’, venne accusato, poi, da Pasquale Magli, canonico di Mar
tina Franca, vecchio amico e collega di studi; accuse da questi rivolte già
con maggior intensità anche alla
Metaphisica
dell’altro amico e comune
allievo di Vico, Antonio Genovesi32.
Il senso di questi dibattiti interni alla cultura cattolica, specie sul con
trastato rapporto ragione-Rivelazione, contribuisce in vario modo ad indi
viduare aspetti non secondari e non accademici dei limiti e delle difficoltà,
degli entusiasmi o dei prudenti passi avanti che hanno frenato o incentiva
to l’incerto e storicissimo divenire delle molteplici dimensioni teoriche e
‘pratiche’ della
ragione
e dei
lumi
nella specificità meridionale. È il caso, ad
32
Per le ‘accuse’ di Magli vedi P.
ZAMBELLI,
Tra Vico la scolastica e l’illuminismo: Pasquale
Magli,
in questo «Bollettino» I (1971), pp. 20-53; più intenso e aspro il confronto Patuzzi-de
Liguori: vedi A.
DOSITEO,
La causa delprobabilismo richiamata all’esame da Mons. D. Alfon
so de Liguori e novellamente convinta difalsità. Dedicata a Mons D. Marcello Papiniano Cusa-
ni, già arcivescovo di Palermo,
Napoli, Di Domenico, 1764; della stessa opera Patuzzi-Dositeo
effettua presso Remondini a Ferrara, nello stesso anno 1764, anche una edizione identica de
dicata però a Mons. Giuseppe Saporiti arcivescovo di Genova. Vedi A. M.
DELIGUORI,
Del
l’uso moderato dell’opinione probabile,
Napoli, Di Domenico, 1762 e
Breve dissertazione del
l’uso moderato dell’opinione probabile,
Napoli, Di Domenico, 1764.