238
ANTONIO GISONDI
Nel 1751, perciò, preoccupato sia della pericolosissima e progressiva ac
centuazione teologico-politica regalistica di quella
potestas
, sia dei «rumo
ri» suscitati e crescenti in Roma e dei «rimorsi della propria coscienza»,
chiede ed ottiene il
placet
pontificio. E dal 1753 in poi, privo della pruden
te protezione di Galiani, morto nello stesso anno, da Arcivescovo di Paler
mo ancora di nomina regia (ma accettata solo dopo aver ricevuto il Pallio
pontificio), Cusani combatte con forte determinazione quella dottrina, in
vocata ora dalT‘ordinario’ della Cappella Palatina, di sola nomina regia, di
fesa dai gesuiti e dai probabilisti. Nel 1762 preferisce dimettersi anziché
avallare quel ‘grave abuso’ di un « ‘ordinario’» con dignità vescovile ‘con
sacrato’ solo dal Re, ‘persona sacra’. Intanto, però, riesce ad imporre la que
stione all’attenzione della corte e della cultura teologico-giuridica laica ed
ecclesiastica del Regno e ottiene la costituzione di un apposito Tribunale
per giudicarla e dirimerla. Questo sarà formalmente sciolto dal Conforti nel
1796, quando, nel prevalente clima politico-culturale giacobino, la ‘que
stione’ si risolverà, di fatto, sia pure per poco tempo, in senso regalistico.
Composto da ecclesiastici e laici, e finora non studiato, secondo Cusani quel
tribunale assumendo a giudice la ragione storica filologico-critica doveva
verificare la ‘certezza’ e ristabilire l ’autenticità della dottrina teologico-giu-
ridica della
regalispotestas in sacris,
difesa e praticata ora da Fraggianni nel
la riduzione regalistica. Cusani invoca, quindi, a giudice quelle stesse armi
critiche della ragione già utilizzate o forgiate da «li più famosi e parziali re-
galisti, [...] Van Espen, Pinson, Giannone» per combattere le pretese cu-
rialistiche, appunto storicizzandole. E in nome di quella ragione, questi, in
fatti, «mai avevano sostenuto una tale enormità» come faceva ora Frag
gianni, seguito poi da Pecchenedda, Vecchioni, Conforti ed altri37.
La problematicità di questi dibattiti nati da divergenti concezioni e me
todologie della
ragione
storica, vivi e presenti anche nella cultura ecclesia
stica napoletana, induce ad avvicinare con più cautela, quindi, il lavoro sto
rico-dottrinario che maggiormente ha reso noto Torno agli studiosi, costi
tuito dai quattro tomi di
Propositiones perniciose aut male sonante,
cono
sciuti anche come
Scritto antigiannoniano.
Composti tra maggio e luglio del
1723, usciti anonimi a distanza di qualche mese
dall’istoria civile,
Pacia li
ritiene perciò la sollecitazione più forte e convincente che spinse il Cardi
nale agli inizi di ottobre del 1723 al ritiro della scomunica comminata dal
la stessa curia napoletana allo storico di Ischitella il 29 aprile38. Come è no
to, da parte ecclesiastica molte furono le analisi critiche e di aspra condan
na del
l'istoria,
di vario spessore e valore, che per tutto il secolo si sussegui-
37 Cfr.
ivi
e fase. 774,
Lettera di Cusani al Re, 2
1 agosto 1759.
38 Vedi
P
acia
,
op. cit.,
pp. 166-167.