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ANTONIO GISONDI
Nel 1751, perciò, preoccupato sia della pericolosissima e progressiva ac­
centuazione teologico-politica regalistica di quella
potestas
, sia dei «rumo­
ri» suscitati e crescenti in Roma e dei «rimorsi della propria coscienza»,
chiede ed ottiene il
placet
pontificio. E dal 1753 in poi, privo della pruden­
te protezione di Galiani, morto nello stesso anno, da Arcivescovo di Paler­
mo ancora di nomina regia (ma accettata solo dopo aver ricevuto il Pallio
pontificio), Cusani combatte con forte determinazione quella dottrina, in­
vocata ora dalT‘ordinario’ della Cappella Palatina, di sola nomina regia, di­
fesa dai gesuiti e dai probabilisti. Nel 1762 preferisce dimettersi anziché
avallare quel ‘grave abuso’ di un « ‘ordinario’» con dignità vescovile ‘con­
sacrato’ solo dal Re, ‘persona sacra’. Intanto, però, riesce ad imporre la que­
stione all’attenzione della corte e della cultura teologico-giuridica laica ed
ecclesiastica del Regno e ottiene la costituzione di un apposito Tribunale
per giudicarla e dirimerla. Questo sarà formalmente sciolto dal Conforti nel
1796, quando, nel prevalente clima politico-culturale giacobino, la ‘que­
stione’ si risolverà, di fatto, sia pure per poco tempo, in senso regalistico.
Composto da ecclesiastici e laici, e finora non studiato, secondo Cusani quel
tribunale assumendo a giudice la ragione storica filologico-critica doveva
verificare la ‘certezza’ e ristabilire l ’autenticità della dottrina teologico-giu-
ridica della
regalispotestas in sacris,
difesa e praticata ora da Fraggianni nel­
la riduzione regalistica. Cusani invoca, quindi, a giudice quelle stesse armi
critiche della ragione già utilizzate o forgiate da «li più famosi e parziali re-
galisti, [...] Van Espen, Pinson, Giannone» per combattere le pretese cu-
rialistiche, appunto storicizzandole. E in nome di quella ragione, questi, in­
fatti, «mai avevano sostenuto una tale enormità» come faceva ora Frag­
gianni, seguito poi da Pecchenedda, Vecchioni, Conforti ed altri37.
La problematicità di questi dibattiti nati da divergenti concezioni e me­
todologie della
ragione
storica, vivi e presenti anche nella cultura ecclesia­
stica napoletana, induce ad avvicinare con più cautela, quindi, il lavoro sto­
rico-dottrinario che maggiormente ha reso noto Torno agli studiosi, costi­
tuito dai quattro tomi di
Propositiones perniciose aut male sonante,
cono­
sciuti anche come
Scritto antigiannoniano.
Composti tra maggio e luglio del
1723, usciti anonimi a distanza di qualche mese
dall’istoria civile,
Pacia li
ritiene perciò la sollecitazione più forte e convincente che spinse il Cardi­
nale agli inizi di ottobre del 1723 al ritiro della scomunica comminata dal­
la stessa curia napoletana allo storico di Ischitella il 29 aprile38. Come è no­
to, da parte ecclesiastica molte furono le analisi critiche e di aspra condan­
na del
l'istoria,
di vario spessore e valore, che per tutto il secolo si sussegui-
37 Cfr.
ivi
e fase. 774,
Lettera di Cusani al Re, 2
1 agosto 1759.
38 Vedi
P
acia
,
op. cit.,
pp. 166-167.
1...,228,229,230,231,232,233,234,235,236,237 239,240,241,242,243,244,245,246,247,248,...402