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ANTONIO GISONDI
Iosa per i giovani.
Inoltre, se scrive «con l’odio nel cuore», ciò è determi­
nato dai gravi abusi interni alla Chiesa di cui «don Giulio, dice Pacia, rico­
nosce l’esistenza e la necessità di eliminarli» e, intanto, di tollerarli.
UIsto­
ria,
quindi, secondo Torno, «non sarà di ostacolo, farà invece crescere la ve­
nerazione verso la Chiesa cattolica, perché non è contraria alla Rivelazio­
ne»42. Le 121
propositiones
sono segnalate, quindi, essenzialmente per di­
fetto di documentazione che le rende
perniciose
o
sediziose, malsonanti
o
erronee,
e solo vagamente
haeresiproximae.
I rilievi filologici che esse indi­
viduano nell
'Istoria
sono, perciò, persino «irrilevanti», come conferma El­
vira Chiosi, rispetto allo spirito e al contenuto dell’opera43. Una loro anali­
si specifica, finora mai realizzata, è ormai necessaria. Se svolta in parallelo
con l’esame di tutti gli altri scritti critici d
eWlstoria,
ci darebbe un quadro
degli atteggiamenti e delle vicende interne alla cultura cattolica, assumen­
do proprio l’opera di Giannone quale interessante, ma insospettata cartina
di tornasole. Ancora più proficua e interessante si rivela un’indagine in ta­
le direzione, se si pensa che di lì a poco, o già negli stessi anni, altre propo­
sizioni, anzi interi passi dell
'Istoria
tradotti in latino e virgolettati ma senza
citazione dell’autore, sono utilizzati da Cusani nei quattro tomi manoscrit­
ti delle sue
Institutiones Juris Ecclesiastici
e nelle
Institutiones Juris Civilis,
manoscritte anch’esse, elaborate probabilmente negli anni di permanenza
a Vienna, tra il 1730 e il 1734, a stretto contatto con Giannone44. Questi
manoscritti, adoperati a Napoli, tra il 1735 e il 1746, nel suo insegnamen­
to privato e universitario, sono sicuramente già conosciuti da Galiani. Con
tenacia e accortezza, infatti, il Cappellano Maggiore, nel 1735, aveva fatto
avere proprio a Cusani la cattedra di Diritto Civile (e di Storia Ecclesiasti­
ca). E tutto persino senza concorso, con il consenso di Giannone e Ber­
nardo Lama, da Vienna, dopo l’allontanamento forzato del mordace e ‘an­
tiquario’ Capasso45, a sua volta affascinato dal carisma del giovane sacer­
dote e missionario de Liguori, già suo allievo. Sicuramente Galiani doveva
42
Ibid
., p. 179.
43 Cfr. C
hiosi
,
op. cit.,
pp. 149-151.
44 Per queste vicende di Cusani cfr., dello scrivente,
Verità, ragione e prassi,
cit., p. 195 e
passim.
45 Su questi impegni accademici, ricostruiti attraverso gli
Epistolari
di Giannone, di Celesti­
no Galiani, alcune lettere di B. Lama, di F. De Aguirre e documenti archivistici, dell’Archivio di
Stato di Napoli e della Società napoletana di storia patria, si può vedere, dello scrivente,
Regali­
smo eRiformismo,
in «Altamura. Rivista Storica» (1979-80) 21-22, pp. 87-136. Non si può esclu­
dere, inoltre, che dei saggi giuridici siano stati prodotti da Cusani già prima e utilizzati per la par­
tecipazione al concorso nel 1719 e, poi, nel 1723, insieme a Vico, nonché per fargli avere nello
stesso 1719 la supplenza di Digesto Vecchio. E proprio quei suoi probabili lavori possono aver
convinto il De Aguirre a chiamarlo a Torino nel 1723 dopo il rifiuto di Galiani e l’infelice viag­
gio, iniziato ma non concluso, di Gravina.
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