A PROPOSITO DI UN TEOLOGO E GIURISTA DEL SETTECENTO
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conoscere gli studi di Cusani e condividerne l’orientamento se per assicu­
rargli tale cattedra affrontò non solo la contrarietà di Cirillo e Rapolla che
vi aspiravano da tempo, ma dovette anche fornire spiegazioni direttamen­
te al Re al quale erano rivolti diversi ricorsi contro Cusani presentato qua­
le ‘genio alemanno e austriacante’. Diffusi e utilizzati anche ad Altamura e
a Palermo, dove Cusani riorganizzò gli studi ecclesiastici e promosse anche
quelli pubblici, questi manoscritti costituiscono forse una delle forme più
efficaci di diffusione del ‘giannonismo senza Giannone’, avvenuta cioè
quando lo storico era ormai prigioniero a Torino e anche dopo la morte,
mentre il suo nome restava ancora sospetto e non solo a Napoli. Il giudizio
positivo di Torno, ormai lontano, era stato superato e capovolto dagli even­
ti determinati con tenacia direttamente dalla Curia romana.
La sincerità ‘cattolica’ e la tensione riformatrice religiosa di Gianno­
ne e dell
'Istoria
sembrano, quindi, evidenziare questa non occasionale e
importante condivisione tra i due principali orientamenti culturali ed ec­
clesiastici del primo Settecento per tantissimi altri aspetti divergenti e
contrastanti: quello del tomista Torno, e quello del ‘cartesiano’ Galiani
e delle sue ‘pedine’: Cusani, e poi Genovesi; altro, anzi opposto, è il pro­
filo del giannonismo di Fraggianni. Altresì significativo è il silenzio e,
quindi, la diffidenza di Alfonso rispetto alla lettura riformatrice-religio-
sa
Istoria
pur condivisa dal ‘maestro’ Torno. E ancor più forte è la
sua reazione critica all’uso regalistico di essa, espressa definitivamente,
come già sappiamo, nel 1777, con la
Fedeltà dei vassalli verso Dio.
Grazie a settori non marginali, interni alla stessa cultura cattolica na­
poletana, la tensione riformatrice giannoniana, nella specifica dimensio­
ne religiosa, vive e circola, quindi, con sapiente prudenza e accorte pro­
tezioni, conferendo così un rilievo non occasionale o persino dubbio a
quel riconoscimento di sincera religiosità espresso da Torno.
La morte di Galiani nel 1753, la riesplosione virulenta della scontro
curialismo-regalismo seguito al fallimento del concordato del 1741 - che
vide emblematicamente protagonisti opposti Torno per la Curia e Ga­
liani per la Corte - ridurranno quella sincera ansia di riforma religiosa,
privilegiando la dimensione giurisdizionalistica e regalistica del gianno­
nismo. Questa, infatti, porta Fraggianni a definire «la Sovranità del po­
tere ricevuta da Dio Signore Padrone e protettore dell’umana società,
che ha creato i Re, gli ha chiamati suoi Cristi, gli ha eletti suoi luogote­
nenti [ ...] . Ben lungi che la religione turbasse il riposo dei loro Imperi,
o intorbidisse la loro autorità, [Dio] ha voluto che servisse a quelli di
mezzo per renderli più inviolabili, e volle anche coll’esempio della pa­
zienza ispirata ai suoi difensori insegnare a tutti che l ’ubbidienza dovu­
ta ai Principi non è circoscritta da alcun confine». Il contrario, quindi,
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