A PROPOSITO DI UN TEOLOGO E GIURISTA DEL SETTECENTO
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stiche, dall’altro dalle pericolose e seducenti forme di pirronismo stori­
co e scetticismo religioso. Appare ormai più che verosimile che anche
nella cultura meridionale « l’epoca dei lumi è l ’epoca di troppe cose, di
troppe tendenze perché si possa dire che chi ne avversa una l ’avversa tut­
ta nel suo complesso. L’epoca dei lumi è perciò anche l’epoca di Alfon­
so»51. Questa necessaria prudenza critica risulta particolarmente fecon­
da nella nostra prospettiva qualora si consideri anche che Alfonso, co­
me Giannone, denuncia gli abusi e gli sfarzi della Chiesa in tutti i suoi
aspetti e li combatte in tutte le sue istanze interne: privilegia la
ragione
naturale
come fondamento della norma morale e giuridica che precede
in tutti gli uomini il
lume
divino della Rivelazione, lontano e spesso inat­
tingibile. Con la stessa sensibilità razionalmente
benigna,
resa ragione­
vole e necessaria dalla certezza biblica del peccato di Adamo, Alfonso sa
cogliere in termini che evocano la sensibilità storicistica vichiana il diffi­
cile processo dell’uomo dallo storicissimo stato di
ferinitas,
di ‘caduta’,
alla possibile
humanitas
attraverso i
lumi
della ragione naturale. Questi
suscitano la religiosità anche a prescindere da quelli divini della
Rivela­
zione.
In nessun caso, però, egli fa riferimento alcuno né allo storico e
riformatore religioso né al filosofo e filologo delle ‘origini’ che ha ‘di­
scoverto’ la storicità dell’incivilimento umano e della religiosità.
E un silenzio dovuto alle notissime disgrazie abbattutesi su Gianno­
ne e la sua
Istoria
nonostante il parere di Torno, che pure aveva procu­
rato allo storico il ritiro della scomunica? Così come il silenzio altrettanto
totale su Vico è dovuto solo ai rischi della
Scienza nuova
ad opera del-
l ’Inquisizione veneta - scoperti da Placella - nonostante il rassicurante
e autorevole parere del ‘dottissimo’ e ‘maestro’ revisore52?
Altrettante domande sorgono ancora sia a proposito del suo silenzio
su Celestino Galiani e sulla sua strategia riformatrice della cultura e del­
la Chiesa, elaborata spesso in contrasto con quella di Torno e della stes­
sa Congregazione redentorista53, sia, ancor più, a proposito del suo si­
lenzio su Cusani, oppostogli direttamente, nel 1762, dal rigorista Patuz-
zi come «veterano campione della sana dottrina» e, in quanto tale, pro-
51 Vedi G.
LlSSA,
Alfonso e l’illuminismo
, in
Alfonso Maria de Liguori e la civiltà lettera­
ria del Settecento
, a cura di P. Giannantonio, Firenze, 1999, pp. 257-258.
52 Cfr. V.
PLACELLA,
Il resoconto di Vico su una mancata edizione della
‘Scienza nuova’ e i
problemi ecdotici dell’Autobiografia. Con un’appendice di testi,
in «Annali dell’istituto Uni­
versitario Orientale. Sezione Romanza» XXVIII (1986) 1, pp. 53-163.
53 Per il giudizio di Galiani sulla nascente Congregazione redentorista, di apprezzamen­
to per il lavoro missionario di Alfonso ma di preoccupazione per il futuro del sodalizio, vedi
ASN,
Ecclesiastico, CappellanoMaggiore, Relazioni,
fase. 726,22 agosto 1747; cfr. anche, del­
lo scrivente,
Verità, ragione e prassi,
cit., p. 198.
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