A PROPOSITO DI UN TEOLOGO E GIURISTA DEL SETTECENTO
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Ischitella ha condiviso perché fecondo di criticità, come ha dimostrato
Ajello. «Benché preparato ad aprirsi ai nuovi orientamenti filosofici», se
condo Pacia Torno «non nasconde la sua sofferenza di fronte al modo
con cui venivano presentate queste novità, che ingeneravano dubbi ed
errori intorno alle verità della religione cristiana». In questa stessa otti
ca di difesa della fede cristiana, specie nei giovani, sono spiegate, altre
sì, «le riserve intorno a questa corrente filosofica [il cartesianesimo] da
parte dei religiosi alla fine del Seicento». Esse, infatti, «non erano prive
di fondamento: la loro diffidenza non era irrazionale, né il loro timore
inane». Quel rifiuto è superato, non a caso, «dopo circa venti anni», ne
gli anni Quaranta, «quando la filosofia cartesiana, depurata degli ecces
si areligiosi o antireligiosi, sarà «raccomandata nelle scuole degli ordini
religiosi [ ...] e come faceva lo stesso Torno in una
Appendice
ai
Com
mentari,
dove dimostrava che i dogmi metafisici del cartesianesimo era
no desunti da S. Agostino»55.
Alfonso, invece, pur avendo fatto adottare i manuali dei cartesiani
‘eclettici’ Edmund Pourchot e Fortunato da Brescia, nella sua battaglia
apologetica, privilegerà la fecondità conoscitiva-sperimentale della
lu
mière naturelle
cartesiana e non la sua lettura platonizzante né l ’esaspe
razione metafisica malebranchiana, criticata sulla scia della
Metaphisica
e delle
Meditazioni
genovesiane.
Insieme allo
Scritto antigiannoniano,
l’edizione dei
Commentaria
a
Pietro Lombardo di W. van Est, curata da Torno con l’aggiunta di sue
Note critico-legali
e di tre
Appendici
56 (pubblicata a Napoli nel 1720 e
1741, nel Veneto nel 1748) sono gli scritti più utilizzati non solo negli
studi teologico-giuridici. Dallo studio dell’esperienza ecclesiastica di
Torno qui presentata, Pacia lo delinea, quindi, come una delle più emi
nenti personalità che dal vertice della cultura teologica cattolica cercano
di assicurare a questa il prevalere della continuità dell’ortodossia tomi
stica ma, al tempo stesso, attento a integrare con fine intelligenza e pru
denza quanto di nuovo emergeva dal dibattito interno ed esterno allo
stesso mondo cattolico napoletano. La permanente validità o egemonia
di quella ortodossia ha consentito e consente alla Chiesa napoletana di
affrontare, con sufficiente equilibrio, sia l’esplosione dello scontro poli-
tico-regalistico, sia la deriva materialistica, atea, libertina o deistica di
certe letture cartesiane, gassendiane, bayliane, lockiane. È una visione
egemonica apparsa a De Maio - sulla base di una diagnosi genovesiana
- una ‘concezione anacronistica della grandiosità della Chiesa’.
55 P
acia
,
op. cit.,
pp. 28-30.
56
G. Estii Commentaria...,
cit.